Più di mille persone hanno aderito, mercoledì mattina, allo sciopero generale indetto dalla Cgil nell’ambito della giornata europea di mobilitazione “contro le politiche di austerità che portano l’Europa al declino”: a Bergamo il corteo principale è partito alle 10 da piazza Vittorio Veneto e, in Porta Nuova, ha visto confluire anche i rappresentanti della Fiom della Same che avevano manifestato davanti alla sede di Confindustria in via Camozzi.
La manifestazione ha mandato in tilt il centro città, complice anche la protesta degli studenti, partita dal piazzale degli Alpini, contro il governo e il disegno di legge Aprea.
I manifestanti si sono diretti in piazza Pontida, destinazione finale del corteo, dove tutti attendevano l’intervento del segretario provinciale della Cgil Luigi Bresciani e dove è stato possibile firmare a sostegno del referendum sul lavoro.
Bresciani ha ricordato i motivi della mobilitazione che va contro lo smantellamento dei servizi sociali, l’aumento della flessibilità del mercato del lavoro, la privatizzazione dei servizi pubblici, la penalizzazione di salari e pensioni, la riduzione dei diritti, l’esclusione sociale e l’attacco alla contrattazione collettiva e al dialogo sociale.
“L’austerità non funziona, ha fallito – ha commentato – e le conseguenze per l’Europa sono sotto gli occhi di tutti: c’è sempre più disuguaglianza e ingiustizia sociale. Noi, insieme a tutti gli altri sindacati europei, vogliamo tracciare una rotta comune che vada verso una nuova politica economica in grado di stimolare l’occupazione, una politica industriale orientata verso un’economia verde, l’innovazione e la ricerca, il rispetto per la contrattazione collettiva e dei diritti sociali e sindacali fondamentali. Il modello sociale europeo funziona ed è sostenibile, come dimostrano gli esempi di Germania, Svezia, Norvegia, Finlandia, ma va sostenuto con la lotta all’evasione e alla frode fiscale, con un vero dialogo sociale, con l’agevolazione delle politiche di investimento, con la tassazione di rendite, transazioni finanziarie e grandi patrimoni. Sono queste le misure per uscire dalla crisi perché la deriva etica sta trascinando il nostro Paese sempre più in basso”.
Un occhio attento è anche rivolto alle primarie del centrosinistra, alla ricerca di un candidato premier che sappia comprendere e interpretare le necessità dei lavoratori.
“Tutti i giorni – ha concluso Bresciani – ci viene detto che per uscire dalla crisi occorre coesione sociale e collaborazione: belle parole che poco si conciliano, però, con i comportamenti di chi discrimina dei lavoratori solo perché iscritti alla Fiom”.
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