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Il pugile Messi messo KO Chiude la sua palestra “Io vittima del sistema”

Il campione bergamasco Luca Messi costretto a chiudere la palestra "Victoria" di Ponte San Pietro, a causa del mancato rinnovo contratto di locazione.

Pesante come un knock out la notizia è di quelle che lasciano al tappeto: il pugile bergamasco Luca Messi costretto a chiudere la sua palestra, la Victoria di Ponte San Pietro. Una sconfitta pesante. Oggi, giovedì 25 ottobre, il campione di boxe chiude la palestra a causa della risoluzione e del mancato rinnovo del contratto di locazione. La "Victoria" era il polmone del progetto socio-sportivo ideato proprio dall’atleta di Ponte San Pietro, attivo e radicato nel territorio bergamasco da ben 6 anni.

"Sì, è un duro ko – commenta Luca Messi – ma fare l’imprenditore oggi in Italia è diventato oramai impossibile, soprattutto quando chi dovrebbe aiutarti non fa altro che spremere le tue risorse fino a farti morire. Purtroppo io nella vita come sul ring non mi arrendo mai, ma dal ko di questa volta non credo che riuscirò mai ad alzarmi".

Alla prima affermazione segue la spiegazione che ha portato il pugile a questa amara resa: "Ho assunto la guida della palestra nell’anno 2006, pagando regolarmente l’affitto fino all’anno 2008 – racconta Messi – ma a seguito di continui malfunzionamenti di tutti gli impianti di aereazione, di riscaldamento, di condizionamento, dopo aver segnalato più volte, inutilemente, alla proprietà l’enorme disagio decisi di sospendere il pagamento del canone. La proprietà, mi notificò lo sfratto; nacque una lunga causa soltanto nel corso della quale la proprietà decise di sistemare parzialmente l’impiantistica e la struttura stessa, promettendomi che mi avrebbero anche venduto l’immobile stesso".

In questi sei anni Messi ha pagato 369mila euro a titolo di canoni di locazione. "Fino a pochi giorni fa ero ancora disposto a riconoscere alla proprietà dell’immobile altri 50mila euro, per adempiere ai miei impegni e per l’acquisizione dell’immobile stesso, che giovedì 25 ottobre invece dovrò liberare, dagli stessi mi è stato risposto che non era più loro intenzione vendere – aggiunge Messi -. In questi anni ho fatto eseguire diverse perizie da più istituti di credito, le quali inoltre mi sono costate qualche migliaio di euro, ed hanno prodotto delibere per ben 4milioni e 100mila euro, con le quali alla fine non sono mai riuscito ad acquistare l’immobile, visto la mancanza di una vera e propria “promessa di vendita” da parte della proprietà. Ora mi trovo ad aver pagato beni per più di 300 mila euro, ma a non aver più una palestra nella quale utilizzarli, ho più di 1000 iscritti che ora si troveranno a non potere utilizzare la palestra, ma ai quali grazie all’aiuto di veri e seri imprenditori, darò la possibilità di utilizzare il loro abbonamento presso 4 diverse palestre ben attrezzate".

Il pugile non vuole apparire come l’imprenditore che abbandona il ring infischiandosene di chi gli è rimasto accanto come collaboratore. "Verrà allestito un info point all’interno del centro medico di Planet Sport, dove a tutti i clienti verranno date le indicazioni su dove potranno continuare ad utilizzare il proprio abbonamento, a dimostrazione appunto, che io non mi nascondo – afferma il pugile -. Le stesse persone che mi hanno costretto a chiudere, sono le stesse persone che, pur ben consapevoli della mia volontà di acquisto, più volte manifestata in segno assolutamente tangibile, hanno continuato ad agire giudizialmente nei miei confronti.  La proprietà mi ha sottoposto una scrittura privata come transazione del debito maturato, solo il giorno prima dell’ultimo incanto d’asta, nella quale mi si richiedevano assegni personali per un totale di 564.847 euro ed addirittura 2 assegni di ben 70mila euro: l’uno come occupazione abusiva della palestra (Il contratto era stato risolto giudizialmente) per i mesi di agosto e settembre, cifra 10 volte superiore al canone mensile del contratto d’affitto".

Ora rimane l’amarezza. "Sapere che Ponte San Pietro aveva un centro che era stato riconosciuto dal Coni Regionale come centro ufficiale per la provincia di Bergamo rimane il più grande rimpianto del mio progetto – commenta Messi -. Ponte San Pietro non perde solo una persona che voleva portare lavoro e benefici alle ben 31 famiglie dei suoi dipendenti, ma perde anche un’attività che portava settimanalmente centinaia di persone nel comune, favorendo così, sicuramente tutte le attività commerciali della zona".

L’ultimo "gancio" di Messi è un augurio: "Auguro a tutti i giovani che come me, intraprendono l’avventura nel mondo dell’imprenditoria di non aver la sfortuna d’incontrare, come nel nostro caso, imprenditori poco sensibili ed attenti alle volontà loro espresse in più occasioni e comunque suffragate da ingenti corresponsioni di somme, di volta in volta, di fronte alle quali non hanno mutato il loro credo, trincerandosi dietro a comportamenti poco giustificabili in ragione delle trattative che erano in corso e che venivano avvalorate da quanto io, con enormi sacrifici ed impegni personali, quotidianamente cercavo di trasmettere loro, come tanti altri ormai anche io sono più che mai convinto che in Italia non ci sia più futuro e non valga più la pena di investire risorse di denaro e di energia per nulla, ora, come quando combattevo, credo che sia il caso di fare la sacca e partire”. 

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