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Sindacati

Distributore “prepotente” Edicolanti bergamaschi sul piede di guerra

Gli edicolanti della provincia di Bergamo sono pronti alla battaglia contro il concessionario di distribuzione dei giornali a cui viene rimproverata l’introduzione di una nuova “tassa” dal valore di 150 euro mensili per “imprecisate azioni di marketing”.

Gli edicolanti della provincia di Bergamo sono pronti alla battaglia contro il concessionario di distribuzione dei giornali a cui viene rimproverata l’introduzione di una nuova “tassa” dal valore di 150 euro mensili per “imprecisate azioni di marketing” di cui l’edicolante non può decidere se avvalersene o meno: un esborso pesante e “al di fuori dell’Accordo Nazionale” che, oltretutto, arriva nel periodo di maggior crisi, con una perdita del 20% solo nell’ultimo anno.

I segretari Cisl e Cgil della categoria annunciano reazioni forti e immediate nel caso in cui non si trovi un’intesa con il distributore.

Edicolanti sul piede di guerra: dalle 700 rivendite della provincia di Bergamo sale alto il grido contro la “prepotenza” della distribuzione dei giornali, da qualche anno in mano a un solo concessionario, che, a detta dei segretari di Felsa Cisl Giornalai e Sinagi Cgil, “fa pesare la propria posizione predominante, operando in condizione di assoluto monopolio”.

La questione parte da lontano: già nel 1994 Giornalai e Editori diedero vita all’Accordo Nazionale per regolare vendite e guadagni di ognuna delle parti in gioco, compresi i distributori. Con quell’accordo, i rivenditori accettarono un ritocco al loro “aggio” che passò dal 20 al 18,77%, concedendo di fatto circa l’1% ai distributori, che lamentavano sempre maggiori costi e problemi.

La convivenza, in provincia, è proseguita alquanto tranquillamente fino a qualche anno fa. Il primo intoppo è stata la chiusura di una ditta di distribuzione, la ADP; il secondo scoglio è stata invece “la grande crisi”, che ha portato a una riduzione delle vendite di giornali e affini del 40% negli ultimi 5 anni, del 20% solo negli ultimi 12 mesi, mentre le edicole calano in media di 8 unità all’anno.

“È chiaro che qui – dicono Giovanni Lorenzi, Cisl, e Gianfranco Carpi, Cgil – chi può fare la voce grossa tenti qualsiasi strada per limitare le perdite. Così, mentre nelle varie province ogni distributore ha proposto o adottato meccanismi e procedure di pura fantasia creativa, nell’intento finale di porre rimedi al proprio stato attuale finanziario, a Bergamo DIF richiede la stipula di contratti alle nuove rivendite, con addebiti di costi per “attivazione nuovo punto” oltre che ai nuovi gestori, anche a eventuali subentri delle rivendite già esistenti”.

In pratica, è stata creata una sorta di “tassa” di 150 € mensili (più IVA) che la DIF richiede da maggio 2012 a ogni nuovo punto vendita, “con la promessa che dal prossimo gennaio, questa gabella sia estesa a ogni edicola”.

Chi contesta lo fa puntando sull’Accordo Nazionale, che prevede per i rapporti precise percentuali dettate dalle vendite, mentre “l’imposta DIF”, prima presentata come costo per le spese di trasporto (già contemplate nell’Accordo), viene ora richiesta per non meglio precisate azioni di marketing, “di cui l’edicolante, tra l’altro, non può decidere se avvalersene o meno. O paghi, o non hai i giornali la mattina”.

“Questa operazione è chiaramente al di fuori dell’Accordo Nazionale e da noi fortemente osteggiata- sostengono i segretari di Cgil e Cisl della categoria. Siamo consapevoli delle forti difficoltà economiche che ogni impresa deve affrontare di questi tempi, ma non intendiamo accollarci le spese di sostentamento di altri solo perché siamo gli ultimi gradini della filiera. Le Organizzazioni Sindacali degli edicolanti torneranno a incontrarsi nei prossimi giorni con il distributore, nella speranza di trovare intese ragionevoli, in mancanza delle quali- concludono Lorenzi e Carpi, ci vedremo costretti anche a plateali azioni a difesa della categoria, che potranno causare disservizi nella consegna e nella vendita dei giornali, per evitare un’ulteriore chiusura di rivendite, con la conseguenza di avere piazze scoperte nei punti lontani della nostra provincia”.

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