“Se non conosciamo la Costituzione, le regole che disciplinano lo stare insieme, come facciamo a farle rispettare?”. La domanda è di Gherardo Colombo, già magistrato del pool Mani Pulite di Milano che si rivolge in particolare ai giovani venuti ad ascoltarlo nell’incontro proposto dal calendario di “Molte fedi sotto lo stesso cielo”. “Noi pretendiamo di stare insieme senza conoscere le regole – aggiunge Colombo – e siccome pretendiamo di stare insieme dobbiamo conoscere le regole che esistono per applicarle”. non ci sono, senza applicare quelle che esistono”. Secondo l’ex magistrato “Le regole nel corso della Storia hanno organizzato la società sulla base della discriminazione, sulla base della distinzione delle persone come se si vivesse in una piramide in cui chi sta in alto può e chi sta in basso deve. Sono passati 65 anni da quando è entrata in vigore la nostra Carta costituzionale e da allora rappresenta sempre il nostro punto di partenza perché quello che prima era un valore, cioè la discriminazione, era considerato giusto, mentre oggi con la nostra Costituzione è diventato un disvalore”. In sala studenti accompagnati da genitori o insegnanti. Una platea che ha raccolto anche studiosi, avvocati, pensionati.
Anche se l’ex magistrato, introdotto da Corrado Benigni, guarda e si rivolge ai giovani e agli studenti. A quelle nuove generazioni per cui ha deciso di spendersi dopo una lunga carriera nella Magistratura.
E ai ragazzi Colombo rinnova la propria fiducia e l’invito: “L’andare a scuola serve per imparare ad essere liberi. Cioè a scuola si va per mettersi dentro il Sapere che è poi il presupposto del saper scegliere”. Lo sguardo dell’ex magistrato di Tangentopoli osserva che “dovrebbe essere rivisto il modo di insegnare. I genitori che educano secondo il principio dell’obbedire, o interpretando in un modo non adeguato la parola libertà, hanno smesso di svolgere la loro funzione di educatori”. Sul tema della democrazia, Colombo non manca di ribadire che ritiene “Per capire esattamente quando il governo possa essere davvero esercitato dal popolo, bisogna in prima luogo capire chi è il popolo. Bisogna trovare la strada, il metodo su cui il popolo possa effettivamente governare. Non è possibile pensare che noi, ogni cinque anni, eleggiamo un re che poi fa tutto quello che vuole e il nostro solo ed unico diritto sia quello di lamentarci: questa non è questa la democrazia. È compito nostro realizzare la democrazia, dobbiamo essere educati alla capacità di distinguere, di scegliere e dobbiamo a nostra volta educare le nuove generazioni”.
Non è mancato un cenno al passato e all’inchiesta “Mani Pulite”, in cui il pm era uno dei principali protagonisti.
“Dal 1992 al 1995 le indagini hanno mostrato che cos’era Mani Pulite, poi la finestra su quel mondo di corruzione si è chiusa: ma chi l’ha chiusa? E chi ha accettato che si chiudesse?”. Al termine dell’incontro, Colombo spiega perché ha lasciato la magistratura: “Perché è come se per 33 anni mi sia occupato di qualcosa che non funzionasse bene, ovvero la giustizia. Mi sono così chiesto che forse c’era qualcosa da guardare prima dei tribunali, degli avvocati, dei pm, per far funzionare la giustizia. E questo qualcosa è la relazione che esiste tra i cittadini e le regole. La giustizia è malata perché sono i cittadini ad essere malati”.
Romina Liuzza
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