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La battaglia invie

Imposte su case all’estero Cimadoro contro Monti: “Occorre fare chiarezza”

L’onorevole bergamasco Gabriele Cimadoro dell'Idv ha presentato un’interrogazione per chiedere più chiarezza sull'Invie, l’imposta sul valore degli immobili situati all'estero.

L’onorevole bergamasco Gabriele Cimadoro dell’Idv ha presentato un’interrogazione per chiedere al Governo Monti più chiarezza sull’Invie, l’imposta sul valore degli immobili situati all’estero.

In un labirinto di decreti convertiti in leggi, infatti, pare impossibile o quanto meno molto difficile decifrare e calcolare la tassa patrimoniale per immobili all’estero. “Sono stati fatti dei decreti poi convertiti in legge con massima urgente perché l’Italia stava crollando – afferma l’onorevole Cimadoro ai microfoni di Report, la trasmissione condotta da Milena Gabanelli – ma bisogna stare molto attenti perché molto spesso si approvano delle leggi inapplicabili o leggi che molto spesso sono incostituzionali”.

Anche l’Unione Europea ha chiesto all’Agenzia delle Entrate ulteriori chiarimenti. L’Invie, l’Imu per immobili all’estero, è un’imposta che colpisce tutti i cittadini residenti in Italia che possiedono o detengono per altri diritti, come l’usufrutto, immobili all’estero.

Ad essere interessati dall’Invie non sono solo i cittadini italiani proprietari di una casa all’estero, ma anche i cittadini stranieri, comunitari ed extracomunitari, con residenza in Italia dove pagano le imposte. Ad animare la battaglia di Cimadoro è il calcolo dell’imposta che comporta qualche perplessità, soprattutto in merito alle case di proprietà dei cittadini straneri residenti in Italia. Difficile infatti risalire ad una possibile proprietà in un paese straniero di una persona, ed anche di fronte ad un’accertata proprietà, possono esserci casi di atti d’acquisto di difficile traduzione o non riportanti un prezzo e quindi difficile da valutare in base ai valori di mercato.

Appare anche iniquo imporre una tassazione a delle persone che sono in Italia per lavoro e che già nel loro paese d’origine pagano un’imposta per la casa dove vivono i propri familiari. Insomma, gli immigrati che lavorano in Italia potrebbero trovarsi nella paradossale situazione di dover versare le tasse sul proprio immobile a due Stati, senza contare che gli Stati stranieri possono vedere come un’ingerenza il fatto che l’Italia vada ad imporre un prelievo fiscale sul loro territorio.

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