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Bergamoscienza

A spasso nello Spazio L’astronauta Nespoli fa da guida

NASA, ESA, ASI: BergamoScienza ha dedicato la giornata di sabato 6 ottobre allo Spazio mostrandoci tutti i volti e i misteri del Pianeta Rosso, descrivendo i buchi neri, poggiando un piede sulla Luna fino al racconto di Paolo Nespoli e dei suoi 6 mesi da extratterestre.

BergamoScienza ha aperto i festeggiamenti per i suoi primi dieci anni con una giornata dedicata allo Spazio. Questo festival che, com’è giusto ma non scontato che sia, cresce, matura e attira sempre più persone di anno in anno continua a perseguire “l’obiettivo iniziale di portare la scienza a livello di chiunque, renderla pubblica e non solo dominio di cervelloni, contaminandola con altro come spettacoli, film e arte e facendola toccare”, dice Mario Salvi del comitato scientifico del festival.

“Il punto forte di BergamoScienza nei confronti delle scuole”, continua Salvi, “è di riuscire, con i vari laboratori e attività didattiche a responsabilizzare gli studenti, riuscendo così ad attirare anche il ragazzo normalmente più svogliato”.

La celebrazione dei dieci anni del festival con una giornata dedicata allo Spazio “ha senso”, spiega Ilaria Zilioli dell’Agenzia Spaziale Europea di Parigi, “perché lo Spazio è un banco di prova per le tecnologie del futuro e comprende tutte le altre discipline, dalla medicina alla fisica, dall’ingegneria fino all’architettura”.

Così si è aperta la conferenza “Tutti i volti di Marte” condotta da Marcello Coradini dell’ESA basato in California e Enrico Flamini dell’ASI con sede a Roma. In un incontro i cui principali uditori erano i ragazzi degli Istituti superiori di Bergamo e provincia, Coradini e Flamini hanno raccontato il fascino di Marte, che già i Babilonesi chiamavano pianeta rosso, dalle prime osservazioni telescopiche di Schiaparelli alla fine dell’Ottocento alle prime sonde spaziali fino al simpatico Curiosity. Dalla polvere all’instabilità climatica l’esplorazione marziana sta vivendo una nuova golden age che, si confida, non venga bloccata dalla mancanza di finanziamenti perché vorrebbe dire fermare tutto, pian piano dimenticare e, qualora si volesse ricominciare, dover reimparare tutto quanto già si sapeva. Come in ogni aspetto del reale, Marte, con i suoi misteri da indagare, insegna anche ad essere molto pazienti nel seguire il suo osservatore Curiosity che nei momenti di massimo lavoro riesce anche a fare ben quattro metri in 24 ore. Coradini e Flamini hanno concluso le due abbondanti ore di conferenza dichiarando che “non c’è progresso senza fantasia” e dimostrando quanto possa essere anche divertente la scienza, l’importante è approcciarla nel modo giusto.

E sono state ottime tutte le modalità di approccio delle conferenze al Teatro Sociale da Pietro Ubertini, direttore dell’Istituto di Astrofisica Spaziale e Fisica Cosmica, che ha condotto un viaggio virtuale tra i buchi neri dell’Universo, sostituendo il russo Erik Galimov, a Linda T.Elkins-Tanton che ha deliziato con la breve storia della Luna, fino allo straordinario Paolo Nespoli che la sera ha chiuso una giornata spaziale, affascinando quelli seduti in sala come coloro che hanno assistito tramite streaming.

L’astronauta Nespoli, divenuto showman nella gestione totale del palco, ha accompagnato il pubblico, che riempiva il teatro, sulla Stazione Spaziale Internazionale. Il viaggio è iniziato dal suo sogno di bambino, ha attraversato il Libano, ha preso coscienza dei suoi veri desideri approdando a Houston e dopo 24 anni di addestramento è stato lanciato nello Spazio. Il racconto è stato un’andata e ritorno dallo Spazio con la meraviglia e le difficoltà della microgravità, la spiegazione del riciclo di sudore e altri liquidi, i compiti che svolgeva ogni componente della squadra sulla ISS, le attività educative svolte in diretta con le scuole sulla Terra, i traumi del corpo. Il viaggio è diventato un summit di scienziati improvvisati perché Nespoli ha coinvolto il pubblico che azzardava ipotesi, sviluppava teorie senza timore di sbagliare o provocare ilarità in altri che muti ascoltavano solo ed è diventata una lezione di geografia quando ha mostrato alcune delle 26mila foto scattate dall’alto, a 400 km dalla Terra, mentre, ad una velocità di 28.000 km/h, compiva il giro del mondo ogni ora e mezza e assisteva a 16 albe e 16 tramonti ogni 24 ore.

In una serie di aneddoti ha racchiuso il senso di un sogno realizzato, terminando con l’invito a sognare. “Dobbiamo solo osare sognare, pensando a cose impossibili perché, a volte, con l’immaginazione, la perseveranza e l’impegno anche quelli che sembravano obiettivi irraggiungibili si fanno sempre più vicini”.

Non dimentichiamolo, lo scriveva anche Lewis Carrol in Alice nel Paese delle Meraviglie, bisogna esercitarsi a credere anche a sei cose impossibili prima di colazione.

Antonella Previtali

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