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L'attacco

Di Pietro tuona: “Monti e Napolitano peggio di Berlusconi”

In una nota pubblicata sul proprio blog il leader dell'Idv, il bergamasco Antonio Di Pietro, è tornato a tuonare contro il Quirinale e le accuse sono durissime: "Pensavamo di aver raggiunto l'apice dell'assolutismo con Berlusconi ma sottovalutiamo Monti-Napolitano".

In una nota pubblicata sul proprio blog, e sottoscritta anche da Luigi Li Gotti, il bergamasco Antonio Di Pietro, leader dell’Italia dei valori, è tornato a tuonare contro il Quirinale e le accuse sono durissime: “Secondo noi la nostra Costituzione è tramortita dalla prepotenza di chi avrebbe tanta voglia di assolutismo, ossia di comprimere la potestà delle Camere. Era la voglia conclamata di Berlusconi. Pensavamo d’aver raggiunto l’apice. Ci siamo sbagliati: sottovalutavamo Monti-Napolitano”.

“C’era una volta la democrazia parlamentare – si legge sul blog – luogo di confronto e di elaborazione dei disegni di legge. La nostra Costituzione, all’art.70, rammentava che ‘la funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere’. Poi c’era il Governo, anch’esso abilitato a presentare disegni di legge, con una fondamentale differenza: per farlo doveva avere, ogni volta, l’autorizzazione del Presidente della Repubblica, come si legge all’art.87 della Costituzione”.

Riferimenti al passato non casuali perché, secondo il leader dell’Italia dei Valori, ora si è trovato l’escamotage per scavalcare questo procedimento. Dove? Nell’art. 77 che cita che in casi straordinari di necessità e di urgenza, il Governo adotta, sotto la sua responsabilità, provvedimenti provvisori con forza di legge.

“Ma – obietta puntualmente Di Pietro – ci sarebbe un ostacolo: è il Presidente della Repubblica che è chiamato a vigilare sulla straordinarietà della necessità ed urgenza”.

La nota si chiude con l’ultimo affondo: “Sennonché ormai accade, con frequenza bisettimanale, che il Governo ricorra al decreto e il Presidente della Repubblica verifichi, bisettimanalmente, che vi siano i requisiti di straordinaria necessità e urgenza. Con la conseguenza che, essendo previsto il termine di sessanta giorni per la conversione dei decreti da parte delle due Camere, il Governo puntualmente pone la fiducia e così strozza il dibattito parlamentare. Sotto la scure della minaccia-fiducia, infatti, il Parlamento vota quella che in verità è una sfiducia con ricatto. Bella la democrazia parlamentare, vero? I costituzionalisti partigiani, la chiamano Costituzione vivente”.

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