Per cuscino un trolley e per materasso un salviettone. I più attrezzati hanno un sacco a pelo. Ogni notte è così per circa duecento persone. Non è un ostello, è l’atrio dell’aeroporto "Il Caravaggio" di Orio al Serio. Nulla di male, si dirà. Capita nei maggiori aeroporti del mondo. Se non fosse che lo scalo orobico, uno tra i primi cinque in Italia, è piccolo e quelle comitive stese a terra, in una babele di lingue e dai variopinti passaporti, cercano di tirar l’alba per prendere il primo volo.
I primi decolli sono per le sette del mattino per Timosoara, Praga, Bucarest e il tabellone con infinite destinazioni sembra non spegnersi mai. Quelle centinaia di persone a terra indicano che non solo lo scalo è piccolo e poco attrezzato per affrontare una simile situazione, ma denunciano un male più grande che sta a monte: una città come Bergamo che è incapace di rispondere alle esigenze del turista. Fosse anche low-cost. Taxi che si contano sulle dita di una mano e che necessitano di prenotazioni anticipate, navette inestistenti per collegare l’aeroporto alla città anche alle prime ore dell’alba, strutture ricettive poco attente ad un turismo che andrebbe coltivato e curato. Insomma, non si punta il dito contro lo scalo di Orio al Serio, si prende atto di una situazione che denuncia un problema ben più grande.
Lo scalo di Orio è decollato in questi anni macinando utili, record di passeggeri e proiettando un indotto su Bergamo e il suo territorio, ma la città è rimasta a terra, incapace di rispondere alle esigenze di turisti low-cost, ma pur sempre turisti. Che ci sia spazio per gli affari lo dimostrano gli uffici per il noleggio di auto e i bar dello scalo che rimangono aperti anche di notte.
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