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O la borsa o la vita

Un unico filo lega debito, alti tassi, scarsa liquidità e speculazione sull’Italia

L'analisi pubblicata giovedì sulla possibile fine della debolezza dei nostri conti in rapporto alle buone performance del dollaro ha fatto nascere un dibattito: il nostro Jt approfondisce il tema e risponde alle critiche.

di Jt

L’articolo sulla ipotetica correlazione tra rivalutazione del dollaro e debolezza del nostro Btp decennale (leggi) mi ha reso parecchie critiche.

Il senso del ragionamento parte dall’ampio saldo negativo della posizione finanziaria dell’Italia verso l’estero e i conseguenti risicati margini di manovra del Tesoro, utili a tenere in equilibrio i pagamenti correnti; il più delle volte credo che a Roma ci si voti alla ‘spes ultima dea’ a dire speranza che le manovre concrete di riduzione del deficit e le misure di crescita attirino nuovi capitali dall’estero.

Personalmente propendo per il fatto che tassi del 6% fissi per 10 anni e garantiti dalla seconda potenza industriale europea, alla fine faranno premio sulle incertezze del lungo momento.

Per ora purtroppo, il prezzo continuano a farlo i capitali ballerini che, arrivati se ne vanno e che vagando originano ampie fluttuazioni dei prezzi ed alti tassi d’interesse: nella nostra situazione basta poco per creare maremoti.

Quindi il problema Italiano è che i soldi dello Stato sono finiti e che essi sono sostituiti da capitale ad alto contenuto speculativo, con ottiche temporali d’ investimento molto brevi; si pensi che lo Stato non paga molti crediti scaduti ai propri fornitori il cui ammontare, oltre ad essere incerto, non è compreso nel debito pubblico così come viene pubblicato.

Nella cogenza del momento si fa di necessità virtù.

I costi dei servizi pubblici e tra l’altro gli stipendi della pubblica amministrazione, sono tasse pagate dalla collettività, imposte ogni giorno più insufficienti a colmare il pozzo senza fondo.

Quindi per pagare gli stipendi pubblici servono tutti i soldi che si riesce a trovare in Italia e nel mondo ed è in questo quadro che il cambio del dollaro si incunea come elemento essenziale; non si può mettere in dubbio che le decisioni di investimento o di disinvestimento nelle obbligazioni europee ed a maggior ragione, per i motivi sopra addotti, nelle obbligazioni italiane, dipende dalle opportunità di profitto o di perdita connesse al cambio dell’ euro contro dollaro.

Un battito di farfalla nelle piazze finanziarie del mondo provoca effetti concreti, oggi negativi, in Italia: a tanta dipendenza dai capitali esteri non si doveva arrivare già dal 2001 quando il deficit pubblico, con la spesa pubblica salita dal 39 al 44% del Pil, ha richiesto la dilatazione eccessiva del debito estero.

Ovvio che interessi al 6% aggravino la patologia in corso ed altrettanto ovvio che gli 80 e più miliardi di interessi passivi che paghiamo, se fossimo in Germania, sarebbero solo 20: 60 miliardi di avanzo finanzierebbero la ripresa.

Ma siamo in Italia dove se chiedete ad un imprenditore fallito, Tanzi in testa, di chi è la colpa delle sue disavventure, vi sentirete rispondere che è delle banche (che ne hanno molta) e degli alti tassi d’interesse: raramente vi dirà che il responsabile è il livello insostenibile del debito, spesso figlio di strategie sbagliate ed anche di spese inutili al fine del profitto dell’azienda.

Vi è pertanto un nesso causale che lega con unico filo l’alto debito, la scarsa liquidità, gli alti tassi d’interesse, il soggiacimento del nostro sistema alla volubilità dei mercati e dei cambi.

L’analisi correlata ‘intermarket’ tra dollaro e Btp succede temporalmente alle premesse sopra richiamate e trova indizi in alcune figure di analisi tecnica del ‘dollarindex’ (Usdx) e di analisi dei cicli temporali del vecchio ‘dollaro marco’ proseguito, col reciproco del rapporto frazionario, nel cambio ‘euro marco’ .

Ho usato spesso il condizionale perché i limiti dell’osservazione sono evidenti e relativi; sono stato attratto dalla serie dei prezzi dei Bund, dei Btp ed appunto dell’ euro dollaro a cavallo tra i mesi di Aprile e Maggio 2011 perché avevano una correlazione tecnica molto forte, nel senso che è arrivato ai mercati di trading ‘automatico’ un segnale di acquisto del dollaro e contemporaneamente di vendita del Btp contro acquisto del Bund tedesco.

I miraggi degli analisti…… si accettano volentieri critiche ed approfondimenti.

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