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Il discomane

Danilo Sacco, artista onesto Conosce l’ascoltatore, raro di questi tempi

Il nostro Brother Giober alla scoperta di un artista che ha deciso di rimettersi in gioco dopo aver donato la sua voce ai Nomadi per molti anni. La playlist profuma d'estate.

Giudizio:

* era meglio risparmiare i soldi ed andare al cinema

** se non ho proprio altro da ascoltare….

*** niente male!

**** da tempo non sentivo niente del genere

***** aiuto! Non mi esce più dalla testa

 

 

ARTISTA : Danilo Sacco

TITOLO: Un Altro me

GIUDIZIO: ***

Chi da qualche tempo sta tentando di avviarmi all’uso delle percussioni di nome fa Jean Pierre Rodriguez, ha suonato con Phil Collins, e’ componente dell’Orchestra stabile di Sanremo ed e’ un musicista straordinario. Nonostante i suoi sforzi e la sua pazienza i miei progressi sono minimi e azzeccare un ritmo e’ per me impresa ardua. Nella pausa di una lezione, qualche tempo fa, mi dice emozionato che qualche giorno dopo sarebbe partito in tour con un grande nome di cui non mi poteva ancora svelare l’identità. “Non importa” gli dissi “me lo dirai quando potrai”. Fu la volta successiva che, con emozione mi confidò: "vado in tour con Danilo Sacco" . “Danilo chi?” Gli chiesi con poco rispetto del suo entusiasmo. “Danilo Sacco, il cantante dei Nomadi" ah beh adesso mi torna tutto, a me i Nomadi non sono mai piaciuti ( e giù fischi e improperi dai fan) .

Qualche giorno dopo, incuriosito dalla mia lacuna, vado su I.Tunes e leggo alcune recensioni dell’ultimo disco di questo artista a me sconosciuto, ricavandone alcune impressioni: che il seguito di Danilo Sacco e’ assai numeroso, e che la fedeltà e’ assoluta. Lodi sperticate, amore dichiarato da parte di tutti e espressioni di entusiasmo per il lavoro. Con una certa ritrosia decido di interessarmene e così eccomi qui a scriverne durante un lungo viaggio in treno verso Roma con mia figlia.

Il disco si intitola "Un altro me " e immagino rappresenti la volontà di esprimersi in un linguaggio diverso da quello sino ad oggi usato con i Nomadi. Come vi ho già scritto conosco poco i Nomadi e le loro produzioni e quindi non sono in grado di dire, con piena cognizione se il disco si distacchi o meno dalle atmosfere dello storico gruppo.

Questo però e’ un bel disco, fatto di canzoni ben riuscite, ben prodotte, con numerose melodie azzeccate. Ho trovato nei brani e nel modo di interpretarle alcuni riferimenti al cantautorato più classico (Pierangelo Bertoli e’ il primo nome che mi e’ venuto in mente) ed un modo di usare la voce che a volte mi ha ricordato quello di Antonello Venditti. La struttura delle canzoni e’ assai tradizionale, poca sperimentazione e forse non un grande coraggio, ma alla fine del percorso sonoro resta una bella sensazione di un artista onesto, capace e di grandi potenzialità.

E’ bella e di atmosfera la pianistica Non cammineremo mai che immagino diventerà una sorta di inno da cantare insieme al pubblico nel tour di questi giorni. Qui l’imparzialità va a farsi benedire ma il mio amico Jean Pierre e’ veramente grande.

Un altro me si apre con la classica schitarrata che era comune a molte canzoni "combat" degli anni 70. Allora i temi erano sociali qui Danilo parla, forse, di se stesso, il brano e’ bello ed ispirato e cantato magnificamente. Sontuosi arrangiamenti e un organo veramente di impatto.

Il ritmo si fa serrato con la successiva Aprimi, una delle mie preferite, che mi ricorda alcune composizioni dei Litfiba, soprattutto nel modo di usare la voce, caratterizzata da pause riempite dalle percussioni che danno sapore alla canzone.

Cane e’ grintosa anche nel testo disincantato, un po’ di maniera, ed e’ nobilitata dalla presenza delle tastiere che lasciano un bel segno.

L’Aurora e’ invece una bella ballata, lenta e d’atmosfera, basata sull’uso della chitarra acustica, il primo riferimento che mi viene in mente e’ quello di Antonello Venditti.

Io Mi Ricordo ha una struttura più complessa, tastiere e chitarra in primo piano, frammenti di gioventù, disillusioni da adulti, voglia di reagire. Danilo forse a volte e’ un po’ retorico ma certamente sa come lasciare il segno in chi ascolta. Bella canzone.

Non ho Che Te e’ una canzone dalla struttura convenzionale, una ballata lenta, forse all’inizio un po’ troppo nazional popolare, però cantata con una voce che "spacca" e che contribuisce a crea una bella atmosfera coinvolgente; belli gli interventi delle tastiere. Un brano che necessita di ripetuti ascolti per essere apprezzato appieno.

Io Non Lo So e’ basata essenzialmente sul gioco tra chitarre e percussioni, ed ha un bel refrain che resta nella mente. Il sottofondo creato dal piano rende il tutto estremamente piacevole e l’assolo di chitarra al termine del brano non dispiace affatto. Anche questa canzone, immagino, rappresenterà uno dei momenti più apprezzati delle esibizioni dal vivo.

Dinamite e’ una delle canzoni meno riuscite dell’album, una sorta di inno che forse andava bene qualche anno fa e che invece oggi suona un po’ datato. Il ritmo, anche in questo caso, e’ piuttosto serrato ma il ritornello, con il titolo scandito, piace poco (a chi scrive, ovviamente).

Il disco riprende quota con Mekong, la traccia successiva, una bella ballata, cantata con trasporto e partecipazione, con tastiere e percussioni in primo piano.

Chiude il lavoro Non Ho Santi in Paradiso, da quel poco che conosco dei Nomadi, mi pare il brano più vicino alle loro produzioni. Bella la fisarmonica, un po’ troppo retrò le parti cantate.

Insomma un bel lavoro e al termine dell’ascolto ho una piacevole sensazione: come se l’artista avesse cantato solo per me e questo credo sia la forza di Danilo Sacco, ovvero la capacità di conoscere l’ascoltatore, di capirne le esigenze. In più mi sembra un artista onesto e di questi tempi non è poco. Per il prossimo disco mi aspetto solo un po’ più di coraggio.

Brother Giober

 

ALTRO (dischi dimenticati, nascosti e meritevoli di menzione, oppure no )

Crosby Stills Nash and Young – Four Way Street ***** Uno dei più bei live della storia della nostra musica e per di più doppio. Un disco elettrico ed un acustico, memorabili versioni di canzoni divenute classici. Tutti e quattro i componenti della band ugualmente bravi con una nota di merito per Neil Young e Stephen Stills. Immortali le versioni di Southern Man, Teach Your Children e Right Between Your Eyes. Epocale.

Vinicio Capossela – Rebetyco Gymnastas ** 1/2 mah! La sensazione e’ che il mio mito (italiano) si stia un po’ attorcigliando su se stesso. Una serie di tracce, molte delle quali sembrano più un gioco che altro, senza grandi idee. Più il segnale di una pausa di riflessione che non il risultato di uno sforzo compiuto. Aspettiamo il vero nuovo disco, e le nuove direzioni, se ci saranno.

Pat Metheny – Unity Band ***1/2 Il grande chitarrista si presenta alla prova in una inusuale formazione che prevede l’inserimento del bravo sassofonista Chris Potter al quale viene dato ampio spazio nell’economia del lavoro, oltre che la presenza di Ben Williams (contrabbasso) e di Antonio Sanchez (batteria). I brani sono tutti originali e danno la possibilità ai componenti della band di sfoggiare grandi doti improvvisative. Il cammino che ha portato l’artista, con gli ultimi dischi, ad abbandonare la strada della fusion per avvicinarsi ad un jazz sempre più puro e sempre più fresco e innovativo trova in questo disco pieno compimento.

Play list : Here Comes the Su…..mmer

Beach Boys – I Get Around

Rod Stewart – Do you think I’m sexy?

Robert Palmer – Pressure Drop

Bob Marley – Is this Love?

The Rolling Stones – Start Me Up

Stevie Wonder – I Wish

The Eagles – Tequila Sunrise

Don Henley – The Boys of Summer

Doobie Brothers – Listen to the Music

Santana – Oye Como Va


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