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Grandi manovre in Curia Iniziata la riforma di monsignor Beschi

L'annunciata riforma della curia di Bergamo, attesa per il prossimo anno, è già iniziata e forse segna una nuova stagione dell'episcopato di Beschi.

Per esprimere un primo giudizio sull’episcopato di monsignor Francesco Beschi, vescovo di Bergamo dal 2009, si deve attendere ancora. Quanto? Dodici mesi almeno.

Intanto però le nuove nomine dei suoi delegati e vicari lasciano intravedere l’intenzione di riformare la curia di Bergamo, come ha affermato durante l’ultima assemblea del clero. Impegno difficilissimo e delicato. Molti dei suoi delegati-vicari sono infatti in continuità con le scelte del defunto vescovo Roberto Amadei: potenti, ben informati e agili nelle loro azioni.

Beschi comunque dimostra di aver saputo attendere: ha studiato a fondo la situazione e si è incamminato verso quella riforma ritenuta da più parti necessaria, anzi indispensabile.

I cambiamenti nelle stanze dei bottoni che profumano d’incenso si sa, non avvengono quasi mai in maniera traumatica: si preferisce magari promuovere per riuscire a spostare

E in quest’ottica vanno probabilmente lette le decisioni che riguardano monsignor Maurizio Gervasoni, fine teologo di corte e più volte dato come vescovo in qualche realtà italiana. Nomina che "libererebbe" molti spazi, ma che non pare possa concretizzarsi fino a che Gervasoni non aggiunge al suo già corposo curriculum anche un po’ d’esperienza da pastore d’anime. Detto, fatto: nominato vicario episcopale per la città e promosso a parroco di una delle principali parrocchie cittadine, Santa Lucia. A questo punto la segreteria del Vaticano non potrà mettere più veti alla sua promozione. 

Significativa poi la conferma, ma a tempo determinato e per un solo anno degli altri delegati vescovili. Fra dodici mesi pertanto il vescovo dovrà sciogliere i nodi dei delegati della cultura e comunicazione, e della scuola.

Ma sopratutto dovrà affrontare lo scoglio del delegato delle attività economiche e dei beni culturali monsignor Lucio Carminati. Altra figura chiave del potere del colle, che sta approntando la creazione, avvalendosi della consulenza della società Castello di Milano, di un super fondo immobiliare di 230 milioni di euro (cifra ipotizzata, ma mai smentita dalla curia orobica).

Un fondo in cui confluirebbero diversi importanti edifici, beni ereditati e istituti inutilizzati della diocesi, ma anche gli affitti di quelli appositamente sistemati e poi ricollocati.

Poco chiaro appare anche il ruolo della società della curia Alex Servizi, società agile e snella che permetterebbe a monsignor Carminati di effettuare tramite i suoi adepti, operazioni lontano dai vincoli episcopali: azioni, operazioni e transazioni immobiliari e finanziarie.

In forse anche la riconferma di monsignor Alberto Carrara alla cultura e comunicazione. La sua idea, infatti, di smantellare il museo diocesano Adriano Bernareggi in via Pignolo per spostarlo accanto al duomo di Bergamo – ben illustrata sul quotidiano della diocesi di cui peraltro è consigliere di amministrazione – pare non fosse stata condivisa con il vescovo, che all’inaugurazione della mostra dedicata al Ceresa chiarì il suo pensiero: palesemente opposto a quello di Carrara. 

Infine, c’è il delegato vescovile per le scuole cattoliche di ogni grado, monsignor Vittorio Bonati: prelato a stretto contatto con Comunione e Liberazione, già frequentatore dei palazzi vaticani. La scuola cattolica è un altro dei punti nevralgici per la diocesi. Con Formigoni ormai avviato al tramonto su viale Filzi, sede del Pirellone, realtà cielline come La Traccia, Imiberg, Ikaros, che hanno in gestione diverse scuole cattoliche bergamasche sarebbero in forte difficoltà. E forse un delegato vescovile a cavallo di CL non ne rappresenterebbe la figura ideale.

Come sarà l’episcopato di Beschi? È forse ancora presto per definirlo, anche se la nomina di nuovi vicari è un segnale visto con positività in attesa di quella primavera che la Chiesa di Bergamo si aspetta da tempo.

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