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Europei

I ricordi del Domingo “Quella mia bomba che riacciuffò gli slavi”

A poche ore dall'inizio della competizione continentale più importante per le nazionali, Bergamonews vi offre i ricordi del grande Angelo Domenghini, uno dei protagonisti principali dello storico trionfo romano del 1968.

Quella coppa, l’unica conquistata sino ad oggi dalla nostra Nazionale nella competizione europea, l’abbiamo alzata un po’ tutti. Era l’8 giugno del 1968 quando la sua punizione-bomba ha ripreso per i capelli quella Jugoslavia parsa in quel match troppo forte per l’Italia. Per l’Italia, forse, ma non per Angelo Domenghini, l’eroe tutto bergamasco che quella coppa alzata due giorni dopo nella finale-replay dell’Olimpico ancora oggi se la sente un po’ sua. E non potrebbe essere altrimenti: “Per un calciatore vincere una competizione con la propria Nazionale è un sogno – spiega a Bergamonews il Domingo – e io quel giorno lo ricordo sempre con grande gioia”.

Del suo gol che ci dice? “Una gran botta su punizione che, con un po’ di fortuna, è passata tra la barriera e si è infilata in rete. E’ stata una grandissime emozione anche perché quella partita non meritavamo assolutamente di pareggiarla”.

Nel replay, invece, è andata diversamente. Non è così? “Sì, nel match di due giorni dopo i nostri avversari sono scesi in campo troppo sicuri di vincere e questo li ha penalizzati notevolmente. Lì non c’è stata storia”.

Che ricordi ha di quella cavalcata trionfale? “Ricordo una cosa con particolare affetto: il pubblico di Napoli che, nella semifinale contro l’URSS, ci ha sostenuto con un calore incredibile”.

In quella partita, però, la differenza l’ha fatta anche la monetina, vero? “Nel calcio, come in tutti gli altri sport, serve anche una buona dose di fortuna per arrivare fino in fondo e vincere. Noi l’abbiamo avuta”.

Quanto è cambiato il calcio di oggi da quello di allora? “Tanto, tantissimo. Noi giocavamo con una grande difesa e punivamo sempre i nostri avversari con le ripartenza: quello sì che era il vero calcio, con gli “uno contro uno” che mettevano in risalto le grandi qualità dei singoli, il pressing che partiva dagli attaccanti e il contropiede letale che era il nostro marchio di fabbrica”.

Crede che la nostra Nazionale possa ripetere la vostra grande impresa? “Lo spero tantissimo, anche se so che non sarà così facile. E non parlo di organico inferiore o di tattica sbagliata”.

Ci spieghi. “In Italia siamo tutti gran bravi a creare polemiche ad arte solo per dare una notizia in più. Ma perché, invece di alzare un polverone oggi e uno domani, non riusciamo tutti a stringerci attorno a questa squadra e a fare il tifo per i nostri colori? Lasciamo giocare i nostri ragazzi senza pressioni e senza polemiche. Allora sì che potremo essere la grande sorpresa di questo Europeo”.

E’ ottimista? “Se gli azzurri trovano l’ambiente giusto possono davvero fare grandi cose, anche se non partono come favoriti. La vittoria della Champions League del Chelsea ci deve insegnare molto: non sempre vincono i più forti, ma sempre vincono i più meritevoli”.

Nel ’68 siete scesi in campo senza pressioni? “No, di pressioni ce n’erano anche allora, ma diverse da quelle di oggi. Tutto era più tranquillo, più genuino, più alla portata. Ma del resto l’abbiamo già detto che il calcio, oggi, è completamente diverso da quello di allora. E, purtroppo per noi, sono diversi anche i media che non aspettano altra occasione per mettere in scena i loro particolari processi. Io spesso mi sono chiesto: ma siamo o non siamo italiani? A volte mi sembra di vedere giornalisti che tifano contro la nostra Nazionale, è assurdo”.

La sua squadra favorita per la vittoria finale? “La Spagna senza ombra di dubbio ha l’organico più forte e completo ma, come ho detto prima, vincono sempre i più meritevole e l’Italia potrebbe ritagliarsi il suo spazio, come successo in Germania nel 2006. Sarà fondamentale non sbagliare la prima partita”.

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