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Bergamo

Non si taglia né si smussa Il muro di via Autostrada rimarrà come da progetto fotogallery

Il costruttore dopo cinque mesi di attesa e nessun accordo con il Comune di Bergamo ha ritirato la richiesta di variante.

Molto rumore per nulla. Il palazzo di via Autostrada non sarà tagliato, non si abbasserà e nemmeno sarà smussato. Rimarrà tale e quale come era da progetto e come è stato realizzato. Shakespeare è d’obbligo, anche se la commedia è tutta italiana, anzi bergamasca, con venature farsesche per quanto riguarda il rimpallo di responsabilità amministrative.

Bergamonews già a gennaio aveva rimarcato come fosse impossibile che quel palazzo subisse modifiche.

Non che fossimo indovini, ma bastava osservare come i piani venissero completati e fissate le pareti di vetro esterne. Se un costruttore deve abbattere parte dell’edificio non lo completa prima, attende che il Comune gli indichi che cosa deve modificare prima di versare altro denaro. È una semplice – e forse fondamentale – legge d’impresa. Ora, a distanza di cinque mesi, dopo l’inaugurazione della Coop a piano terra e l’ultimazione dei lavori, l’Immobiliare Bruman’s – che fa capo all’imprenditore Bruno Scarpellini – ha deciso di andare dritta per la propria strada. Legittimo. Cinque mesi in cui Palazzo Frizzoni ha atteso, rimandato e tergiversato sulla richiesta di variante depositata in Comune di Bergamo da parte della Bruman’s. All’imprenditore Scarpellini si è “smussata” la pazienza più che il palazzo, ed ha “tagliato” – questo sì – la corda con tutti i permessi in regola che deteneva da sempre. Anche perché ha versato la bellezza di un milione e 200mila euro di oneri di urbanizzazione.

Si dirà che i permessi erano stati rilasciati dalla passata amministrazione Bruni, si rimbalzeranno responsabilità e accuse. Intanto però in cinque mesi non si è arrivati a nulla. Quei metri cubi rimarranno dove sono: a coprire per sempre il profilo di Città Alta a quanti arrivando a Bergamo dall’autostrada potevano ammirare il miglior biglietto da visita per il turismo orobico. Ora ci sarebbero le volumetrie dell’albergo da ridiscutere. Ma visto il tragico finale della prima commedia, non si può più scomodare Shakespeare, basterà Massimo Troisi: “Non ci resta che piangere”.

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