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A spasso tra i reperti

Gli scavi nella chiesa di Santa Maria in Argon fotogallery

Nuova tappa di "A spasso tra i reperti", la rubrica che rivela i siti e le curiosità archeologiche sparse sul territorio bergamasco grazie all'impegno dell'archeologo Daniele Selmi che ci porta a San Paolo d'Argon.

di Daniele Selmi

La recente costituzione del PLIS delle Valli d’Argon, un parco intercomunale compreso tra i Comuni di Torre de’ Roveri, Albano Sant’Alessandro, San Paolo d’Argon e Cenate Sotto, ha consentito negli ultimi anni di tutelare e valorizzare la ricchezza di un territorio che comprende boschi, vigneti, agriturismi e diversi edifici religiosi sorti a partire dall’età medievale fino all’epoca moderna.

Tra questi si distingue la Chiesa di Santa Maria in Argon, che tra il 1998 e il 1999 è stata oggetto di indagini archeologiche, contestuali all’opera di restauro degli alzati; accanto ad essa è stato inoltre ristrutturato un altro edificio (una casa rustica), dove è stato fondato un Eremo, gestito da un prete operaio, don Mario Signorelli, un luogo di quiete, di preghiera e di silenzio, dotato di una “Biblioteca della Pace” aperta al pubblico la domenica pomeriggio.

Gli scavi archeologici, che sono stati infine musealizzati e sono visitabili, hanno permesso di comprendere le origini di questa piccola chiesa: la planimetria è complessa e nello stesso tempo unica, frutto di una vera e propria stratificazione architettonica, realizzatasi in un lungo periodo compreso tra il medioevo e il XVII secolo.

Il primo nucleo è costituito da un sacello quadrangolare (m 4 x 4) con accesso sul lato nord: il muro orientale presenta una nicchia di forma trapezoidale: il pavimento è in pietre e laterizi legati con malta. 
Qui, inoltre, è ancora visibile la porzione inferiore di un affresco che raffigura il motivo geometrico di un cerchio rosso inscritto in un quadrato verde: all’interno del cerchio in origine vi era probabilmente un’immagine votiva, andata poi distrutta. 

Nel complesso si tratta molto probabilmente di un piccolo luogo di culto, non definibile ancora come chiesa, databile a un periodo precedente all’XI secolo: nel 1081 il conte Giselberto dona l’intero colle, su cui è collocato questo sacello, al Monastero di San Paolo d’Argon, da lui stesso fondato.

Nella bolla di Papa Callisto II del 1120, che accoglie il Monastero con tutte le chiese annesse, si trova la prima sicura citazione di questo edificio, la “Capella Sancte Marie de Argon”, ed è proprio tra l’XI e il XIII secolo che si assiste a una significativa trasformazione: viene murato il primitivo accesso e viene costruita a ovest un’aula rettangolare, disassata rispetto al sacello, che diventa così il presbiterio di una chiesa romanica: l’ingresso principale, dotato di gradini è collocato sul lato sud ed è predisposta un’altra uscita sul lato nord. Contestualmente viene eretto un campanile a vela che sormonta l’estremità dell’abside, successivamente inglobato nella torre campanaria: infine risale a questo periodo una tomba a inumazione in cassa litica rinvenuta al centro dell’aula, già bonificata nei secoli successivi e riempita poi di macerie.

Nel corso del ‘400 la chiesa assume una forma a T con la costruzione di due ambienti quadrangolari ai lati del presbiterio, con funzioni uno di sagrestia (a nord) e l’altro di cappella della Vergine (a sud): il nome deriva dalla presenza di un affresco con il soggetto della Madonna col Bambino tra due Angeli, con data autografa del 1478, che verrà purtroppo rubato negli anni ’70 e sostituito oggi con una tela. Nello stesso periodo, tra il 400 e il ‘500, le pareti esterne dell’edificio sul lato nord vengono affrescate con pitture votive che rappresentano il tema ripetuto della Madonna con Bambino. La chiesa è oggetto di devozione e di eremitaggio: l’intero complesso doveva essere gestito a quest’epoca da almeno un monaco cluniacense che alloggiava probabilmente nel primitivo edificio rustico a sud della chiesa.

Agli inizi del ‘500 risale un’ulteriore significativa trasformazione strutturale: sul lato est viene costruita una nuova abside a tricora, con un pavimento in laterizi sulla stessa quota di quello dell’aula.  

Gli affreschi restaurati delle vele della volta illustrano i Dottori della Chiesa associati agli Evangelisti, quindi lIncoronazione della Vergine Maria: il bordo di queste scene è incorniciato ai lati dal motivo decorativo “a candelabra” e in basso dalle figure di Profeti e Sibille in clipei.

La precedente abside (ex-sacello) probabilmente assume la funzione di presbiterio: viene mantenuto fino al 1694 l’antico pavimento a una quota più bassa, mentre la nicchia trapezoidale viene obliterata. 

Sui muri del presbiterio viene elevata, infine, la torre campanaria quadrata, costruita in laterizi e malta, che ingloba il precedente campanile a vela.

Nel 1531 Gian Crisostomo Zanchi pubblica De Origine Orobiorum sive Cenomanurum, in cui segnala, tra l’altro, la presenza, all’interno della Chiesa di Santa Maria in Argon, di due lapidi romane funebri di prima età imperiale: se ne è conservata solo una (custodita oggi presso il museo Archeologico di Bergamo):

M SERTORIUS

M L FAUSTUS

SIBI ET

SERTORIAE M L

BENIGNAE

(trad. “ Marco Sertorio, liberto di Marco, Fausto (fece la lapide funebre) per sé e per Sertoria, liberta di Marco, Benigna)

Successivamente, probabilmente negli anni 1533-34, su indicazione di padre Gregorio da Mantova, vengono realizzatigli affreschi della conca absidale è rappresentata una scena frammentaria in cui si riconoscono due gruppi di apostoli (ai lati dell’edicola marmorea) che dovevano convergere sull’episodio dell’Assunzione di Maria, mentre in alto vi sono due Profeti all’interno di clipei e la rappresentazione Trasfigurazione di Cristo sul monte Tabor (forse un rifacimento del medesimo soggetto sulla stessa vela absidale).

La devozione popolare per questo luogo di culto mariano diventa nel ‘500 particolarmente intensa al punto che il Cardinale Borromeo nella sua visita pastorale del 1575 rileva la presenza anche di un altare all’esterno, dove si celebrano i riti nei momenti di massima affluenza dei fedeli.

Nel 1617, per volere dell’abate Angelo Grillo, la chiesa viene dotata di due portici colonnati sui lati nord e sud dell’aula, compresi tra i perimetrali e i muri del transetto; inoltre l’apparato decorativo interno viene completamente rinnovato.

Già però nel 1679 il portico meridionale e la cappella meridionale vengono distrutti e sostituiti con una sacrestia e una cappella rettangolare: in un periodo anteriore al 1679, però, la primitiva cappella della Vergine ritornava ad essere un’area esterna dotata di un pozzetto circolare. Nel 1693 viene, infine, collocato il nuovo altare sul fondo dell’abside a tricora.

La Chiesa di Santa Maria in Argon viene aperta e può essere visitata la domenica pomeriggio a partire dalle 15.30 fino all’orario serale della messa, nel rispetto dell’Eremo e della regola del silenzio.

 

Bibliografia

AA.VV. 2000, La Chiesa di Santa Maria in Argon, Comune di San Paolo d’Argon

Vavassori M. 1993, Le antiche lapidi di Bergamo e del suo territorio, in NAB 1, pp. 201-202

http://www.comune.sanpaolodargon.bg.it/IlComune/UnaComunita/ChiesettaMaria.htm

http://www.plisdellevallidargon.it/links.php

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