Abituato a stupire, il giornalista di Bergamo Vittorio Feltri non si smentisce. In un articolo pubblicato in prima pagina sul quotidiano che dirige, "Il Giornale", dal titolo “Amore e fame valgono per tutti, anche per i gay”, prende le difese del mondo omosessuale.
Feltri ha recensito il libro “La vera storia dei miei capelli bianchi. Quarant’anni di vita e di diritti negati” della deputata del Partito Democratico Paola Concia (scritto con Maria Teresa Meli), e ha invitato – con un articolo di notevole buon senso – a superare i pregiudizi contro l’omosessualità e a “rispettare le unioni gay”. Si deve aggiungere che proprio settimana scorsa Feltri ha annunciato di aver preso la tessera dell’Arcigay.
"Tutti teniamo a passare per evoluti, ma quando si tratta di parlare di omosessuali, bene che vada ricorriamo a logori luoghi comuni, banalità sconce da caserma, frasario da bar. Nel linguaggio corrente mancano perfino le definizioni appropriate: frocio, culattone, busone, orecchione, finocchio eccetera. Un vocabolario meschino, oltre che triviale, totalmente inadeguato a un discorso non dico serio, ma almeno sereno, per discutere di una questione vecchia come il mondo – scrive il direttore Feltri -. In redazione, quando l’attualità propone temi quali i Dico, i Pacs, i matrimoni tra persone dello stesso genere, non c’è giornalista che si offra volontario per scriverne. La categoria, pur zeppa di gay e lesbiche, al pensiero di vergare un articolo sulla materia, si nasconde sotto i tavoli per evitare l’incombenza".
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