di J.T.
Nuovo tonfo per la borsa italiana e per quella Spagnola. Il fine corsa iberico, o meglio un primo ostacolo a nuove discese, potrebbe essere sulle quotazioni del 2002, distanti ancora circa il 20%.
L’indice Italiano è sotto le quotazioni del 2002 già dall’autunno del 2008, mentre l’indice tedesco è il triplo, a dire 3300 contro 1100.
Per chi non volesse giocare al casinò, sembrerebbe sensato alleggerire i propri investimenti borsistici quando arriverà il primo rimbalzo tecnico.
Sotto quota 12.000, e siamo ad un soffio vista la volatilità di questi giorni, potrebbe esserci un calo sino a quota 6000/6500 dell’indice Ftse Mib.
Non piacerà sapere che a marzo i prestiti e i titoli dello Stato in pancia alle banche sono cresciuti di circa 35 miliardi rispetto al mese precedente e raggiungono la consistenza di 747 miliardi di euro.
Sono più del doppio del capitale tangibile del sistema bancario e circa il 35% del totale debito pubblico; a fronte di queste cifre abnormi, appare abbastanza improbabile che l’Italia possa uscire dalla crisi in meno di 5 anni e senza interventi molto forti sulla spreco pubblico, sempre che vada tutto bene.
Se si prende la Borsa di Milano quale indice anticipatore delle tendenze in corso, è palese la constatazione che la resa dei conti non sia ancora arrivata, quantomeno per il comparto bancario. Del resto il sistema bancario italiano ha perso molte delle sue possibilità di movimento e può tenere solo se l’anello che lo lega al debito pubblico non si spezza. Fuori da questa premessa, che incorpora la necessità di molti altri sacrifici da parte della collettività, non c’è altra via di fuga né salvezza a minor costo sociale.
Debito pubblico, Banche e risparmi delle famiglie corrono insieme verso la salvezza.
Piazza Affari chiude negativa: il Ftse Mib segna -1,18% a 13.771 punti, l’All Share -1,09% a 14.810 e lo Star -0,98% a 10.079.
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