Fiori, fotografie, messaggi e una lettera firmata da tutti i compagni di classe. All’ingresso dell’Isis “Luigi Einaudi” di Dalmine c’è come un piccolo altarino per ricordare Nakky Di Stefani, il 19enne di Dalmine colpito da malore mentre era in discoteca, al “Bolgia” di Osio Sopra, nella notte del primo maggio e deceduto per arresto cardiaco agli Ospedali Riuniti di Bergamo. Nakky in questa scuola frequentava la 4ª AR.
“L’ho avuto come alunno per oltre tre anni, Nakky era un bravo ragazzo, educato, spiritoso, ben voluto – racconta Bruna Maria Pestelli, la docente di Italiano e Storia –. Stamattina con i suoi 22 compagni di classe abbiamo raccolto fotografie, ricordato il suo carattere, rammentato i momenti di festa, i compleanni, le giornate trascorse insieme”.
L’ombra dell’ecstasy, delle droghe è lontanissima da questi corridoi, dalle aule di lezione, dall’intero istituto Einaudi che conta ben 1.200 alunni.
“Nakky aveva problemi di cuore, giocava a pallacanestro ma si era preso una pausa proprio le sue condizioni di salute e a breve avrebbe dovuto sottoporsi ad una visita medica, un controllo” continua la professoressa. I compagni di classe chiusi nel loro dolore andranno in serata a far visita ai genitori di Nakky.
“Era un bravo ragazzo, socievole, solare e discreto, molto rispettoso delle regole – aggiunge la preside Stefania Maestrini –. Siamo sotto shock per quanto accaduto, anche se devo dire che i compagni di classe di Nakky hanno dimostrato compostezza, maturità. Stiamo raccogliendo fotografie, testi, ricordi che pubblicheremo sul sito web dell’istituto”.
La preside e la professoressa Pestelli sono di origini marchigiane, della provincia di Pesaro, come Claudio Di Stefani, il papà di Nakky, che lavora alla Tenaris Dalmine mentre la madre, Adele Rossi, lavora alle Poste. Attorno ai genitori si sono stretti i compagni di classe di Nakky con i loro genitori e docenti.
Ecco il testo della lettera che i compagni di classe hanno scritto a Nakky:
"Ciao Nakky, questo non è un addiio ma un arrivederci. Quante volte al mattino ci siamo salutati così e chi avrebbe mai pensato che sabato sarebbe stata l’ultima volta. Tu che sei venuto dalle terre colorate dell’India e ci hai portato quel sorriso, segno di positività anche nelle situazioni più difficili che, insieme ai nostri, ci hai fatto trascorrere tre anni indimenticabili.
Ognuno dice quello che pensa, ma nessuno ti conosce abbastanza per dirlo, nemmeno noi.
Tu non ci sei più ma rimane forte il ricordo di te dentro di noi, ci rimane e ci rimarrà.
perdere un compagno alla fine di un percorso è come perdere l’ultimo tassello del puzzle.
Questa volta sei saltato troppo in alto, hai mancato il "canestro", ma hai raggiunto il cielo.
Classe 4ª AR e i genitori
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