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La lettera di gravina

“Morosini e Bovolenta, morti di serie A e di B Mentalità da cambiare” fotogallery video

Pasquale Gravina ha vinto tutto quello che c’era da vincere con la maglia della nazionale italiana di pallavolo: ora si interroga e interroga l'Italia intera, senza astio, ma con tanto rammarico.

Pasquale Gravina ha vinto tutto quello che c’era da vincere con la maglia della nazionale italiana di pallavolo, esponente di quella generazione di fenomeni che negli anni Novanta ha fatto sognare l’Italia intera. Su Facebook ha postato una riflessione sulla morte di Piermario Morosini e sul trattamento riservato dai media al caso di Vigor Bovolenta, senza astio ma con tanto rammarico. Crediamo sia giusto proporla ai lettori di Bergamonews. 

Siccome i giornali italiani hanno un radioso futuro, non perdo più tempo a spedire un’altra lettera alla Gazzetta che l’ultima volta ha pubblicato quasi con l’asterisco delle condizioni assicurative. Amo il mio Paese ma non sopporto più il silenzio di fronte al suo declino. Occorre iniziare a mettere la propria faccia e provare a cambiare. Occorre fare quello che a noi italiani viene sempre poco spontaneo: incazzarci. Basta con le spallucce e il pensiero dominante: “sono tutti uguali”. Non è vero.

Premessa: sono addolorato per la morte di Piermario Morosini, tra l’altro protagonista suo malgrado di una storia familiare che dire sfortunata è riduttivo. Mi unisco al dolore dei suoi famigliari più stretti e di quelli che gli volevano bene. Lo rispetto.

Perché il CONI ferma il campionato di calcio e non ha fermato quello di pallavolo quando è morto altrettanto tragicamente un signore, Vigor Bovolenta, che ha disputato soltanto una finale olimpica e vinto un po’ di titoli rappresentando il suo Paese senza parlare di quelli raggiunti nei club dove ha giocato?

Perché non è stato chiesto che si osservasse un minuto di silenzio in tutte le altre manifestazioni sportive e invece la pallavolo ha dovuto (giustamente) ricordare il povero Morosini?

Per caso ci sono i morti di Serie A e quelli di Serie B?

Come ho scritto (inutilmente) tempo fa all’ex Gazzetta dello Sport, una grande nazione per essere tale ha bisogno di esempi, di coraggio. Non si può più sopportare che si riempiano tutti gli spazi di comunicazione solo con il calcio, tralasciando storie di altri sport spesso assolutamente straordinarie e necessarie alla crescita culturale dei giovani.

Cambiamo questa mentalità perdente o, in alternativa, questa gente ormai superata.

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