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L'analisi

Jack, Carlos e GianPaolo La prima volta non si scorda mai

Se la prima volta non si scorda mai, il San Paolo di Napoli rimarrà per sempre marchiato a fuoco nella mente di Giacomo Bonaventura, Carlos Carmona e, perché no, anche di Gianpaolo Bellini.

Nella serata in cui Cristiano Ronaldo tocca quota quaranta gol nella Liga spagnola, c’è chi festeggia la sua prima volta. E se la prima volta non si scorda mai, il San Paolo di Napoli rimarrà per sempre marchiato a fuoco nella mente di Giacomo Bonaventura, Carlos Carmona e, perché no, anche di Gianpaolo Bellini.

Partiamo proprio dal capitano nerazzurro. Non inganni la coordinazione da perfetto centravanti, il terzino di Sarnico non è di certo un habitué del gol, ma nemmeno uno che ne scopre il dolce sapore per la prima volta (che per lui è arrivata il 15 aprile 2007, nell’1-2 con cui l’Atalanta superò il Torino all’Olimpico). Quest’anno, però, non era ancora riuscito ad andare in rete e allora quale migliore occasione di un Napoli-Atalanta fermo sull’1-1 per sbloccarsi? Il tempismo è stato, a dir poco, perfetto.

Come perfetto è stato il destro da fuori di Carmona per l’1-3 che ha spento le residue speranze dei partenopei di rimettere in piedi la partita. Quella di Carlos è la classica “vita da mediano”, come quella cantata da Ligabue, quella di “chi segna sempre poco”. Un operaio del centrocampo (o un “siete pulmones”, sette polmoni, come viene soprannominato in patria) con piedi educati quando si tratta di impostare ma meno chirurgici quando invece si tratta di buttarla dentro. Il cileno non aveva mai segnato in Italia, né in Calabria nei suoi due anni alla Reggina né in maglia nerazzurra. Quel pallone rasoterra scagliato con violenza alle spalle di De Sanctis è servito non solo a mettere il sigillo sulla questione tre punti, ma anche per dare finalmente sfogo a quella gioia che da chissà quanto si teneva dentro. L’esultanza gridata al cielo spezza non solo il silenzio di un San Paolo ammutolito ma anche un tabù che iniziava a diventare una spiacevole abitudine.

Il punto finale della lista è naturalmente Giacomo Bonaventura, ovvero la prima volta che tutti aspettavano. La prima rete in Serie A del golden boy nerazzurro è sicuramente una grande gioia ma, per lui, è anche una vera e propria liberazione. Un gol inseguito da tanto e che gli provoca una reazione che è tutta un programma: niente corse pazze sotto la curva o balletti tanto in voga ultimamente, ma alla vista del pallone in rete si lascia cadere sulle ginocchia come a dire “Finalmente!” e poi aspetta il meritato abbraccio dei compagni. Forse aspettava solo il momento giusto e il destino gli aveva preso appuntamento per l’11 aprile, allo stadio San Paolo: uno stadio abituato ad essere incantato dai numeri 10, come quello che Bonaventura porta sulle spalle. E a proposito di numeri 10 passati da Napoli prendiamo in prestito il nome di una trasmissione che Diego Armando Maradona conduceva qualche tempo fa in Argentina, la “noche del diez” (la notte del “dieci”). Perché quella di ieri sera è stata la notte di Bonaventura, la noche del diez, quella della prima volta che non si scorda mai.

Luca Samotti

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