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La storia

“Io, leghista dissidente vent’anni fa dissi Bossi non sei dio”

Maria Antonietta Favetti fu tra i primissimi attivisti di Bergamo, ma nel '91 al congresso della Lega Nord attaccò il senatùr per i metodi poco trasparenti: "Ora giustizia è fatta".

C’è una persona, una signora bergamasca che abita a Valleve, che in questi giorni accende ceri e va ripetendo “Giustizia è fatta, io l’avevo detto in tempi non sospetti: questi metodi erano già in voga più di vent’anni orsono”. L’aveva detto e si era presa anche una scomunica, non da sola, ma insieme a un folto gruppo di leghisti della prima, della primissima ora.

La signora in questione si chiama Maria Antonietta Favetti, è stata tra i 30 fondatori della Lega Lombarda a Bergamo, nel lontano 1987, un’accanita, ancora adesso dopo un ventennio di lontananza dai lumbard, sostenitrice del federalismo, o almeno del regionalismo: “ Ci credevamo al punto che quando Umberto Bossi nel 1987 venne eletto in Parlamento, noi di Bergamo facemmo una colletta per comprargli un abito adeguato a Roma: credevamo in lui e negli ideali che portava avanti”.

L’attività politica di Maria Antonietta Favetti fu frenetica alla fine degli anni Ottanta: nell’88 venne eletta con altri tre leghisti nel Consiglio comunale di Almè, intanto si dava da fare nella sede della Lega come sostenitrice attiva: nel 1989 contribuì alle campagne elettorali al Parlamento europeo quando venero eletti Luigi Moretti e Francesco Speroni. Lei dava una mano a Moretti, sempre nell’89 era delegata al congresso della Lega Lombarda.

Nel 91 primo il primo congresso della Lega Nord, cosa successe?

Diciamo subito che la lega Nord a Bergamo era digerita un po’ maluccio: la Lega Lombarda e Lega Nord erano due cose diverse. Nella Lega Lombarda era forte il pensiero autonomista regionale, nella Lega Nord si era smorzato già.

E lei come si comportò?

Io votai contro Bossi segretario: guardi che ero una accanita sostenitrice del senatùr.

Perché votò contro allora?

Votai contro dichiarando apertamente: Bossi non è dio. Ma non ce l’avevo con lui in quel frangente, ce l’avevo col metodo: volevo, come altri, una votazione a scrutinio segreto. Bossi però aveva paura della fronda bergamasca e disse no.

Cosa successe a quel punto?

Io e altri 100 militanti ce ne siamo andati: Gisberto Magri, Virgilio Castellucchio, Franco Castellazzi…. Siamo usciti con documento politico, le leggo l’ultimo passaggio: non pensino i numerosi amici della lega Lombarda che il mio sia un voltafaccia all’idea. Quando il confronto non è più possibile all’interno non si diventa complici dei soffocatori del libero pensiero e dei calunniatori ma si continua la stessa nobile battaglia dove si può dire che il re è nudo e ciò è un imperativo morale prima ancora che politico. Non le sembra scritto adesso?

Quindi lei dichiarò che il re era nudo e il re era Bossi, questo più di 20 anni orsono. Va bene, ma che c’entra con la questione dei fondi?

Dopo il congresso, nella primavera ’89, c’era stata una revisione dei tesseramenti: quella di Bergamo era la sezione più ricca perché contava più iscritti. Quindi un po’ sapevamo quanto soldi entravano nelle casse del movimento. Per questo ci allarmammo quando venne comprata la sede a Milano e chiedemmo esplicitamente: chi vi dà i soldi?

Chi aveva dato i soldi?

Non ci è mai stata data risposta e poi ci hanno buttato fuori, anzi siamo usciti prima che ci buttassero fuori.

Però vi seguirono in pochini….

Non vuol dire niente. Molti sentivano puzza di bruciato però a quel tempo tanta era la voglia di portare avanti il progetto, in cui credevano tutti i militanti che, nel timore si formassero delle correnti che indebolivano la Lega, si accettava di tutto compresa la mancanza di democrazia.

E successivamente?

Successivamente tutti sono stati zittiti dalla certezza di occupare dei posti: se contestavano non venivano candidati, quindi…

Quindi lei sostiene che già all’inizio degli anni Novanta c’era del marcio.

Sì, e lo sapevano tutti. Il consiglio federale era già cerchio magico allora: non potevi entrare se non decideva Bossi, lui toglieva e metteva le persone a suo piacimento. Come Calderoli, nel ’90 io ero segretaria dell’hinterland, me lo sono trovata candidata da un giorno all’altro.

E Maroni?

Maroni c’era già allora, non può essere il nuovo.

Lei stasera andrà in fiera?

No, non vado, continuo a credere nell’idea del federalismo e ritengo che Bossi vedesse lontano ai tempi, non è stato un cattivo maestro, ma ora faccio parte di un circolo del Pd, con la Lega ho chiuso.

Forse anche la Lega ha chiuso…

Mah, di certo è che si è solo aperto il vaso di Pandora, devono ancora metterci le mani dentro.

RdC

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