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Nuove indagini

Cromo esavalente nel cantiere di Locatelli Sequestrata la scuola, tre indagati a Treviolo fotogallery video

Quarta inchiesta che coinvolge l'impresa Locatelli, dopo quelle di Brescia, Milano e Bergamo (sulla corruzione). Ora il sostituto procuratore Pugliese si occupa dei presunti reati ambientali a Treviolo. Riscontrato cromo esavalente. Indagati il direttore lavori, l'amministratore unico della Locatelli e della Ced, azienda che aveva contratto l'opera dal comune. Il sindaco: "Sono arrabbiato".

C’è cromo esavalente sotto il piazzale e forse anche tra le fondamenta del grande polo scolastico in costruzione a Treviolo. Fino a ieri quel cantiere di via Papa Giovanni XXIII era uno dei pochi in cui l’impresa "Locatelli" di Grumello del Monte si trovava ancora al lavoro, in attesa della liquidazione. Da questa mattina, 21 marzo, quel cantiere è sotto sequestro penale. I sigilli sono scattati per mano dei carabinieri del Noe, assistiti dai colleghi di Curno e sotto lo sguardo del sindaco di Treviolo Gianfranco Masper. "Sono molto arrabbiato per quanto sta avvenendo" ha commentato il primo cittadino. Gli indagati sono tre, per ora: il direttore lavori, il responsabile dell’impresa Ced di Bergamo, titolare del contratto con il Comune per la costruzione della scuola, e l’amministratore unico dell’impresa Locatelli, che ha realizzato l’opera su incarico della Ced.

A coordinare questa ennesima inchiesta che coinvolge l’impresa Locatelli, è il sostituto procuratore di Bergamo Carmen Pugliese. E’ lei ad aver recepito i riscontri e le analisi dell’Arpa e i successivi approfondimenti dei carabinieri del Noe. A inizio febbraio l’Arpa aveva effettuato una serie di prelievi nel cantiere scolastico di Treviolo, sull’onda dell’inchiesta bresciana esplosa a fine novembre. I campioni prelevati erano poi finiti al Noe, che negli ultimi giorni hanno inoltrato i loro riscontri alla procura: tra le 45 tonnellate di scorie di fonderia utilizzate dall’impresa Locatelli nel cantiere di Treviolo si rileva anche cromo esavalente, da considerarsi "rifiuto pericoloso". Automaticamente il pubblico ministero ha iscritto nel registro degli indagati Andrea Fusco, di Costa di Mezzate, nuovo amministratore unico dell’impresa "Locatelli Geom. Gabriele", Flavio Todeschini, direttore dei lavori, di Bergamo, Francesco Fiorini, nato a Chiari, amministratore unico della Ced. L’accusa per tutti è di violazione dell’articolo 260 del testo unico sui rifiuti del 2006: vale a dire smaltimento illecito. Tre indagati in attesa di ulteriori sviluppi e in attesa di accertare se ci sono responsabilità più precise per quel cromo finito sotto la scuola.

"Quando stavano predisponendo il piazzale attorno alla scuola, nell’area del cantiere, si vedeva un materiale nero, che ha lasciato perplessi molti di noi" spiega il sindaco di Treviolo Masper. E il dubbio è proprio quello, che il piazzale attorno alla scuola sia stato riempito di cromo esavalente. Non è escluso che i carabinieri del Noe possano procedere, prossimamente, anche a carotaggi nelle fondamenta della scuola, non solo nel piazzale. Un carabiniere del Noe, informalmente, spiega: "E’ previsto che le scorie di fonderia possano essere trattate e riutilizzate come inerti, puliti, in vari cantieri. Si può fare". Il sospetto, anche in questo caso come per la Brebemi, è che quelle scorie di fonderia non siano state trattate in nessun modo e siano finite in cantiere con tutto il loro carico di cromo esavalente, rifiuto tossico.

Siamo di fronte alla quarta inchiesta che coinvolge l’impresa "Locatelli Geom. Gabriele" di Grumello del Monte e il suo proprietario Pierluca Locatelli, che porterà le sue aziende in concordato preventivo per evitare il fallimento, essendo stritolate da difficoltà economiche. Si indaga a Brescia per smaltimento illecito di rifiuti sotto la Brebemi, si indaga a Milano per corruzione, si indaga a Bergamo ancora per corruzione. Ora anche Bergamo ha la sua inchiesta che riguarda i reati ambientali. Non ci sarebbero stati riscontri per proseguire un’indagine, inoltre, sul cantiere del parcheggio in via Fara, in Città Alta: lì l’Arpa aveva trovato cromo, arsenico e idrocarburi, a quanto pare in quantità che non configurerebbero alcun reato ambientale.

(Leggi l’articolo precedente sui momenti immediatament successivi al sequestro)

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