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L'intervista

Gabrieli sceglie ItaliaFutura I giovani, e non solo loro tornino ad amare la politica

Past president dei Giovani di Confindustria Bergamo, Gianmarco Gabrieli sente la necessità di un impegno nella società, punta sulla grande Bergamo e confida in facebook e twitter come palestra di approfondimento e dibattito.

ItaliaFutura: lui a Bergamo c’è. Lui è Gianmarco Gabrieli, imprenditore già presidente dei giovani di Confindustria, non ancora quarantenne e con una gran voglia di dimostrare che solo se ognuno si riprende in mano l’impegno la politica, oggi bistrattata e snobbata soprattutto dalle nuove generazioni, può cambiare e tornare a essere uno dei perni per migliorare la società. Si parla di politica, sia chiaro, non ancora di un partito: quello, come ha spiegato giusto poche ore fa il leader della fondazione Luca Cordero di Montezemolo, ancora non c’è: "Un partito? Italia Futura può essere qualsiasi cosa, anche se questo non è attualmente in programma. Non oggi. Fra sei mesi potrebbe essere diverso".

Perché un giovane imprenditore (settore tecnologie avanzate) oggi, a Bergamo si interessa di politica? Per contare, per potere?

La politica non è solo impegno a ricoprire cariche pubbliche, ma è un atto quotidiano nel vivere nella società: l apolitica come la intendo io è desiderio di offrire prospettive. Giusto lunedì su Bergamonews c’era un’intervista a Luigi Trigona in cui si evidenziava la mancanza di visione strategica per Bergamo. E su questo io concordo

Cosa vuol dire mancanza di visione strategica?

Vuol dire che manca una governance. Senta, io abito a Bergamo, lavoro a Stezzano e porto il bimbo all’asilo a Mozzo: trovo assurdo che i comuni non si accordino nell’offerta di servizi.

Lei è un sostenitore della grande Bergamo?

Assolutamente sì. Non è più possibile ragionare in termini di città quando esiste un’intersecazione di realtà, interessi e opportunità che riguarda un’area di 3-400 mila abitanti. Io sono per l’abolizione delle Province e la creazione delle aree metropolitane, anche perché la globalizzazione porta competere non solo le aziende ma i territori che devono costituirsi come tali, con distretti omogenei e competitivi.

Questa è teoria, la concretizzi.

Per dirne una i problemi attorno alla Treviglio-Bergamo fanno capire che manca un coordinamento tra i Comuni, che permetta una condivisione dei progetti e la loro attuazione in tempi rapidi senza continui ripensamenti. E poi i grandi interventi (lo stadio per esempio): non possono essere progettati e realizzati tenendo conto solo di chi incassa gli oneri di urbanizzazione, ma bisogna pensare a chi deve gestirne il peso. 

Cosa frena questo “ampiamento” che secondo lei è necessario?

Bergamo è bloccata da troppo tempo. E’ sotto gli occhi di tutti la necessità di un cambio della classe dirigente, ma ancora prima di un cambio culturale.

E cosa ostacola questo cambio?

La mancanza di volontà. La cosiddetta società civile da vent’anni ha abdicato al proprio ruolo di protagonista ma anche di controllo, delegando tutto alla politica e limitandosi alla presenza nell’urna. I risultati li abbiamo sotto gli occhi: la politica si auto-perpetrata e si è accaparrata tutto. Io vorrei dire che non ci sono solo i diritti politici, ci sono anche i doveri.

Facile a dirsi.

Vero, non si fa da parte nessuno, tutti coloro che hanno un po’ di potere restano ai loro posti per decenni. Ma è vero anche che è difficile trovare persone disposte a sostituirli. Soprattutto nei giovani. I giovani, appunto. Tocca a loro. Le nuove generazioni sono spaventate, non vedono prospettive e in più ci si è messa la crisi. Hanno paura di mettersi in gioco, si sentono inadeguati ma avrebbero le potenzialità culturali, basta pensare alla preparazione dei ragazzi di oggi rispetto a quella di 30 anni fa.

E allora serve una scintilla che li metta in moto? Chi, cosa la può dare?

Io dico la mia. Anche se il rapporto diretto sul territorio è fondamentale, credo molto nei social network. E’ lì che si modificano le piramidi delle gerarchie. E’ lì che ti viene voglia di dire il tuo punto di vista. E’ lì che ti confronti in modo paritario. E’ lì che ascolti (leggi, vedi) senza preconcetti le idee di chi apparentemente è lontanissimo dal tuo sentire.

Facebook?

Anche twitter: sa quanti giovani si scambiano le idee, approfondiscono le tematiche che sono loro care, discutono, si trovano?

Perciò lei punta sui social network per una sorta di rinascita della voglia di far politica. Originale. Ma ci parli del suo di impegno.

Io sono un imprenditore che guarda con attenzione alla politica. ItaliaFutura è un’associazione, un pensatoio a cui aderiscono imprenditori come me, lavoratori, liberi professionisti che hanno voglia di confrontarsi e portare un contributo in termini di idee e progetti.

A Bergamo siete in tanti?

L’associazione riscuote una discreta attenzione, diciamo così. Da vari mondi, soprattutto proprio quelli giovanili.

Rosella del Castello

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