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L'intervista

Trigona: Bergamo si muove ma va cambiata la classe politica

Poltica ed etica, ruolo dell'informazione, cambiamenti della città... l'osservatorio di Luigi Trigona è ampio: va dalla Camera di commercio all'ente fiera Promoberg all'Ascom, realtà in cui riveste ruoli gestionali.

 Luigi Trigona, segretario generale dell’ente fiera Promoberg, direttore dell’Ascom e membro di giunta della Camera di commercio, insomma factotum di alcune realtà che gravitano attorno al terziario e non solo di Bergamo, racconta la città di Bergamo dal proprio punto di vista: pregi e difetti senza reticenze, anzi.

Non le sembra che Bergamo sia una città ferma da troppo tempo, che non riesca a concretizzare le proprie potenzialità?

Lo è stata. E’ stata immobile per parecchio tempo, con una classe dirigente un po’ sclerotizzata. Ma da un paio d’anni a questa parte, dal mio osservatorio che considero ampio, come la Camera di commercio, vedo segnali positivi e di cambiamento.

Lei parla di Camera di commercio in quanto formata da tante componenti attive sul territorio: commercio, industria, artigianato, enti pubblici, sindacato… Quali cambiamenti ha registrato?

Hanno preso piede le piccole imprese e sono mutate le strategie. Le strutture camerali poi, da quando c’è il presidente Malvestiti sono state ribaltate come un calzino. La nascita di Bergamo Sviluppo, da Servitec e Bergamo formazione, è un esempio.

Che esempio?

L’esempio di una nuova strategia che punta insieme sulla formazione, l’innovazione e l’internazionalizzazione: tutte fasi che si adattano bene al contesto del territorio puntando sull’export, sui brevetti, sulla preparazione. Ma anche sul versante del terziario e del commercio io non vedo oggi come oggi una fase di stallo, anzi.

Trova che Bergamo sia attiva?

Nel turismo c’è un cambiamento sostanziale con una serie di iniziative che rendono Bergamo più vivibile e visitabile: il valore dell’aeroporto, il polo fieristico e rassegne come Bergamo Scienza, il festival della Cultura, l’attenzione all’enogastronomia, la movida estiva… le bastano?

Quindi dal suo osservatorio questa Bergamo è in movimento ed efficiente. Tutto bene? Nulla da cambiare?

No, non dico proprio così. Qualcosa va cambiato. La politica per esempio.

La politica oggi non è di moda, in auge ci sono i tecnici…

Ma la politica è necessaria, i tecnici sono importanti oggi come oggi, ma serve una visione più ampia, senza la quale non si va da nessuna parte. Certo la politica ha perso credibilità.

Sta parlando dell’Italia o di Bergamo?

Anche di Bergamo: la politica, quella locale, per non perdere ulteriormente credibilità va revisionata e serve una manutenzione straordinaria della classe dirigente.

Cosa vuol dire?

In tre parole vuol dire: cambiare cambiare cambiare. A partire dalle persone.

Perché a suo parere manca una visione strategica o per questioni etiche?

Guardi, a Bergamo il ceto politico in termini di fenomeni penalmente rilevanti è risultato sempre praticamente estraneo, ma gli ultimi avvenimenti ci dicono che forse non è proprio così. E questo è un problema: in ogni caso, mentre lasciamo che la magistratura faccia il suo dovere, è evidente che la politica vada cambiata velocemente, non si possono lasciare sedimentare queste situazioni con tutti i dubbi che portano.

Etica e politica a parte, davvero lei non ha registrato una stagnazione delle opportunità, una sorta di “toca negot” nel passato di Bergamo?

Ok lo ammetto. Esistono veti incrociati che hanno frenato la città. Ma questo anche perché Bergamo è troppo città di provincia, chiusa, e la chiusura ha facilitato questo aspetto negativo. Un ruolo importante però in questo contesto l’hanno avuto e continuano ad averlo i mezzi di informazione

Cosa intende?

Diciamo che è cambiato qualcosa che ha migliorato, ha aperto quello sguardo che fino a ieri restava chiuso e provinciale. Questo è successo da quando c’è più concorrenza tra i giornali (compreso il suo). L’informazione è diventata più frizzante da quando ci sono più concorrenti in campo e da quando ci sono stati cambi nelle direzioni. Si vede chiaramente una maggiore indipendenza che fa bene a tutta la città, a tutte le componenti protagoniste della vita cittadina.

Parliamo un po’ delle realtà che lei “governa” con vari ruoli. In Camera di commercio si è assistito recentemente a qualche tensione interna: è superata?

Come è stato ricordato dal presidente della Camera di commercio la Compagia delle opere ha compiuto uno svarione nell’attaccare la presidenza stessa e la giunta. Siccome però la dirigenza della Cdo è attenta e intelligente, sono state fatte alcune correzioni positive perché l’obiettivo camerale è l’interesse delle imprese del territorio. Anche il rapporto, peraltro mai incrinato, con Confindustria negli ultimi mesi mi pare più costruttivo: l’asse Carlo Mazzoleni, Matteo Zanetti, Guido Venturini funziona.

Spostiamoci sulla fiera: che ne dice della proposta di mettere a disposizione della città il parcheggio quando non ci sono eventi, in modo da dare una mano alla (im)mobilità cittadina lasciando le auto e arrivando in centro con le navette?

Funziona già così, ma il problema è che la gente non rinuncia all’auto. Quello della mobilità è un problema, ma ci si lascia le penne sulla pedonalizzazione del centro. Tema mai affrontato in maniera efficace, anche perché cavalcare le ideologie ecologiche o “ciclistiche” non è il modo corretto.

Rosella del Castello

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