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Nella bassa

L’incredibile storia di Tato da Caravaggio, il gatto “arrestato”

Il micio ora è tornato a casa sua, nella villetta di vicolo della Spiga, a Caravaggio. Ma negli ultimi giorni è stato, suo malgrado, il protagonista di una storia tanto singolare quanto bizzarra.

Ora Tato è libero, ed è tornato a casa sua, nella villetta di vicolo della Spiga, a Caravaggio. Ma negli ultimi giorni è stato, suo malgrado, il protagonista di una storia tanto singolare quanto bizzarra. Già, perché Tato non è altro che il gatto della signora Loredana Benvegnù, lo stesso gatto che giovedì è stato sottratto alla sua proprietaria con una sorta di "arresto". Un fatto piuttosto insolito se si pensa che stiamo parlando di un micio.

Tutto è iniziato una settimana fa, quando il gatto, un bastardino di 4 anni, si è arrampicato sul tetto della villetta del vicino di casa. I problemi sono sorti quando lo stesso micio si è accorto di non essere in grado di scendere, come già accaduto altre volte in passato: “Cosa potevo fare se non chiamare i vigili del fuoco?” si è chiesta la signora Loredana. “Peccato, però, che questi mi hanno risposto di non poter uscire per un gatto fermo su un tetto, così – ha continuato – l’ho lasciato lì, sperando che, vittima dei morsi della fame, fosse sceso da solo”.

E invece, giovedì vicolo della Spiga si è trasformato in una sorta di set di film poliziesco: “Stavo tornando dal parco con mia figlia – ha spiegato la signora Benvegnù – quando ho notato un notevole dispiegamento di forze attorno alla villetta in questione. Subito ho capito che il motivo era il mio gatto che, a quanto pare, con il suo miagolio stava infastidendo a morte qualche vicino che ha pensato bene di chiamare la Polizia locale, la stessa che, a suo volta, ha fatto intervenire i vigili del fuoco e i volontari del gattile di Bergamo”.

Tratto in salvo, però, il gatto non se l’è sentita di restare nelle braccia del vigile e, sorprendendo tutti, se l’è svignata, rifugiandosi in casa. Ma la Polizia locale non ne ha voluto sapere: “Non ce ne andiamo senza il gatto, deve venire con noi” hanno avvisato al citofono gli agenti, obbligando la signora Benvegnù a consegnare il micio al volontario del gattile. “In pratica – ha raccontato la donna – me lo hanno arrestato e, con modi piuttosto bruschi, me lo hanno portato via, tra le lacrime di mia figlia. La giustificazione? Mi hanno spiegato che disturbava, ma non mi hanno fatto firmare nessun tipo di verbale. Mi è sembrata una forzatura bella e buona”.

Le sorprese per la signora, però, non sono finite qui: “Subito ho chiamato l’Enpa (Ente nazionale protezione animali, ndr) per segnalare l’accaduto, ma mi sono sentita rispondere che quella denunciata ero io, per maltrattamenti. Assurdo: sarà un po’ magro, ma il mio gatto sta benissimo e gode di ottima salute. Ovviamente non mi sono data per vinta. Gli addetti del gattile di Bergamo – ha spiegato – non volevano ridarmi il mio Tato così, minacciando denunce e querele, venerdì ho avuto la meglio”.

Ora Tato è tornato a casa sua. E non si tratta di arresti domiciliari né di libertà vigilata, come ci assicura la padrona: “Tato è un gatto – ha concluso -, non gli impedirò di certo di girare come e quanto vorrà”. Faccia attenzione, però: la recidività è sempre lì, dietro l’angolo.

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