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Sindacati

Postali senza pensione “Monti intervenga”

Cgil, Cisl e Uil dal Prefetto di Bergamo, Camillo Andreana, hanno chiesto un intervento presso il Governo per poter garantire la pensione a un centinaio di postali che hanno accolto l'invito all'esodo prima della riforma pensionistica

I lavoratori di Poste Italiane hanno chiesto un “intervento presso l’autorità di Governo affinché si trovino le giuste soluzioni al problema” e hanno messo la loro richiesta nero su bianco in una lettera che Cgil, Cisl e Uil, insieme ai rappresentanti di categoria di Slc-Cgil, Slp-Cisl e Uil Post, hanno consegnato nella mattina di martedì 21 febbraio al Prefetto di Bergamo, Camillo Andreana.

I sindacati hanno portato sul tavolo della Prefettura la difficile vicenda di chi, ex postale, è finito nel vicolo cieco dell’ultima riforma pensionistica, dopo aver sottoscritto con Poste Italiane un piano di esodo anticipato con accompagnamento alla pensione che ora, invece, si allontana. Ricordiamo che se a livello nazionale si stima siano 5mila, a Bergamo sarebbero circa 100 i lavoratori coinvolti (il numero potrebbe essere sceso di qualche unità alla luce delle modifiche apportate in Parlamento con l’approvazione del Decreto Mille Proroghe). All’incontro di questa mattina ha partecipato anche un piccolo gruppo di 4 lavoratori coinvolti dall’esodo, in rappresentanza di quelli rimasti all’ingresso della Prefettura in attesa di conoscere gli esiti del confronto.

“Siamo soddisfatti dell’attenzione che il Prefetto ha dimostrato di avere oggi per la situazione che stanno vivendo decine di ex lavoratori postali nella nostra provincia – afferma Luigi Bresciani, segretario generale provinciale della Cgil, presente all’incontro -. Si è fatto carico della questione e ha ricevuto la lettera con l’appello dei dipendenti di Poste”. “Dopo l’incontro, certi di un interessamento attivo da parte del Prefetto, passiamo ora alla prossima mossa, quella di coinvolgere i parlamentari bergamaschi affinché a Roma l’attenzione su questa delicata vicenda non venga meno” dichiara Paolo Turani della Slc-Cgil di Bergamo.

Ecco il testo della lettera consegnata al Prefetto di Bergamo. 

"La politica attuata in questi anni da Poste Italiane con l’obiettivo di ridurre il costo del lavoro e, di conseguenza, gli organici, in particolare nel settore della sportelleria e del recapito, si è concretizzata con proposte individuali di incentivi all’esodo che hanno prodotto migliaia di accordi, sottoscritti da altrettante lavoratrici e lavoratori, che prevedevano, tra l’altro, a carico di questi ultimi, il versamento volontario dei contributi per il periodo utile al raggiungimento della pensione. Le ultime modifiche legislative, intervenute a seguito dell’ultima manovra finanziaria denominata “Salva Italia”, hanno profondamente modificato le prospettive di coloro che, all’epoca della sottoscrizione dei citati accordi, prevedevano di andare in pensione in una data che oggi è stata stravolta. La situazione venutasi a creare è che circa 5000 ex lavoratori di Poste Italiane, di cui un centinaio in provincia di Bergamo, sono rimasti senza lavoro e senza la possibilità di percepire la loro pensione alla data preventivata prima dell’emanazione del decreto legge 6 dicembre 2011 nr. 211. Si sono, di fatto, allungati di oltre tre, quattro, cinque anni i termini per il raggiungimento dei requisiti della pensione e pertanto la somma pattuita tra le parti per soddisfare le annualità che dovevano precedere la pensione è molto inferiore e incongrua rispetto alle esigenze e alle aspettative di vita. Inoltre i lavoratori delle Poste (come tanti che lavorano in altri settori) non godono di alcun ammortizzatore sociale. In passato grazie ad accordi sindacali, la categoria era stata dotata di un proprio ammortizzatore sociale denominato “fondo di solidarietà”, auto-finanziato dai lavoratori e dalla stessa Azienda (sulla falsa riga di quello del settore bancario). Purtroppo però, nell’ultima riorganizzazione, Poste Italiane, pur alla presenza di un accordo sindacale che prevedeva l’uso dello strumento menzionato, non ha inteso utilizzare le somme accantonate, come strumento di ammortizzazione attraverso il fondo di solidarietà, a garanzia dei lavoratori. Le proposte di modifica parlamentare contenute nel decreto “Milleproroghe” risolvono solo in parte la situazione che abbiamo rappresentato, consentendo solo ad alcuni di noi di rimanere ancorati alla vecchia normativa previdenziale, ma mantenendo le nuove condizioni pensionistiche per una platea di esodati, che nelle sole Poste Italiane tocca diverse migliaia di ex lavoratrici e lavoratori. L’impatto sociale di questa gravissima situazione sta creando seri problemi agli ex lavoratori delle Poste e alle loro famiglie che vedono messi in discussione le proprie esigenze primarie. Considerato inoltre che, in un periodo di crisi economica dove il mercato del lavoro non offre alcuna prospettiva a lavoratori che hanno mediamente un’età al disopra dei 58 anni, riesce difficile pensare che gli stessi possano trovare una nuova occupazione in attesa della pensione. Alla luce di quanto esposto, le lavoratrici e i lavoratori “esodati” riunitesi in assemblea chiedono un Vostro autorevole intervento presso l’autorità di Governo affinché si trovino le giuste soluzioni al problema.

“Esodati” Poste Italiane della provincia di Bergamo. .

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