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Da salvare solo il risultato Ora chiarezza su Marino

Un’osservazione statistica è già un commento alla partita che è stata: il Genoa si presentava al Comunale con 18 reti subite nelle ultime 4 trasferte, mentre l’Atalanta non aveva ancora segnato in casa nel 2012.

di Luciano Passirani

Un’osservazione statistica è già un commento alla partita che è stata: il Genoa si presentava al Comunale con 18 reti subite nelle ultime 4 trasferte, mentre l’Atalanta non aveva ancora segnato in casa nel 2012. Per almeno un’ora abbiamo assistito francamente ad una partita brutta, ravvivata solo da due episodi: il legno di Denis che rispondeva alla traversa colpita in precedenza da Kucka e il solare fallo di mano non visto dal direttore di gara che doveva essere un calcio di rigore per l’Atalanta (a proposito, l’arbitro Doveri non è ancora da Serie A). Alla fine, però, le statistiche hanno sempre ragione, così un appena entrato Marilungo trovava l’angolino alla sinistra di un Frey completamente sorpreso. A nulla valevano le recriminazione del Marino allenatore del Grifone, abbiamo visto un Genoa piuttosto brutto, troppo lento e non giustificabile per la sola assenza di Gilardino. Insomma, una multinazionale di nuovi giocatori ancora senza una chiara idee di gioco.

Per l’Atalanta questi tre punti rappresentano una decisiva ipoteca alla salvezza finale, permettendoci di andare a Novara domenica sera senza affanni, pronti anche a concedere qualcosa ad un Mondonico presente in tribuna a vederci per l’ennesima volta, come se ancora avesse dubbi su come gioca l’Atalanta. In effetti lo schema tattico atalantino ha avuto in queste ultime partite una certa involuzione che non riusciamo a ben comprendere, senz’altro non positiva dal punto di vista del gioco espresso.

La migliore Atalanta dell’andata aveva nel suo dna il 4-4-1-1, con Moralez alle spalle di Denis. E per il sottoscritto rimane lo schema migliore con i giocatori a disposizione. In queste ultime partite Colantuono ha proposto uno strano 3-4-1-2 in casa con il Lecce, per poi passare, ieri sera, ad un nuovo 4-4-2 in cui Peluso stava poco più alto – quasi a ridosso possiamo dire – della grande sorpresa della serata, quel Carrozza chiamato a sostituire Moralez.

La partita con il Genoa ci ha lasciato di buono la vittoria, tre punti fondamentali e la certezza che l’esordiente Carrozza può starci anche in Serie A (con tanti saluti a Ferreira Pinto), mentre Gabbiadini ha dimostrato che, per ora, non pare essere pronto per il grande salto, almeno di fianco a Denis. Sono invece felice per Marilungo che è ritornato ad essere l’unica alternativa a Maxi Moralez, il quale o gioca con l’iniziale 4-4-1-1 d’inizio stagione, oppure se ne sta comodamente in panca. Sempre che il Marino atalantino non intervenga.

A proposito di Pierpaolo Marino, la Curva Nord ha sorpreso tutti con uno striscione che recitava: “Marino non scherzare, resta a Bergamo per farci sognare”, a conferma delle voci, da noi riprese per primi, che lo vorrebbero corteggiato da Fiorentina e da Inter.

E alla fine della gara, il direttore dell’area tecnica, assediato dalle varie televisioni, ha rilasciato dichiarazioni rassicuranti che, però, non ci hanno convinto del tutto, affermando che lo striscione della Nord se lo porterà nel cuore, ma aggiungendo anche che i contratti nel calcio servono a poco, giusto per ricordare di quando lasciò il Napoli nonostante il contratto di 5 anni che lo legava alla società partenopea. Marino ha anche elogiato la famiglia Percassi, definiti non inferiori ai Moratti, e ringraziato Bergamo e i suoi tifosi per avergli permesso di rilanciarsi.

Non ci resta che aspettare le prossime mosse: ora servirebbe un’uscita ufficiale della società, è questo che vogliono i tifosi, perché non puoi rinnovare il contratto a Colantuono e tacere su Marino.

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