“A volte c’è un po’ di repulsione, ci sono dei momenti in cui mi dà fastidio pensare a quella nave”. Sono le parole di Ferruccio Ruffoni, 56 anni di Ornica che con la figlia Marta, di 24 anni, un mese fa, venerdì 13 gennaio era tra i 4.234 passeggeri della Costa Concordia, la nave da crociera che si è incagliata al largo dell’isola del Giglio. E’ trascorso un mese da quella tragedia. Trenta giorni in cui sono state pubblicate le telefonate tra il comandante della nave, Francesco Schettino e il capitano della Guardia costieral Gregorio De Falco. Quattro settimane in cui sono stati mostrati i video di quella notte: la superficialità, l’impreparazione, la paura, il terrore ed il balletto delle accuse. Fino agli ultimi giorni con la pubblicazione di nuovi frammenti di riprese video.
“Rivedendo quelle immagini ripenso e rivivo quei momenti e devo dire che non sono mai delle belle sensazioni – continua Ferruccio –. Io e mia figlia cerchiamo di non pensarci, di convincerci che è tutto passato, ma sappiamo bene che poteva andare diversamente e che oggi potremmo essere tra le vittime o tra i dispersi di quella tragedia. Sì, lo confesso, in fondo, dentro di noi, anche se non vogliamo ammetterlo qualcosa è rimasto. Vorrei provare più distacco, ed invece penso a quelle ore. E ci penso spesso”.
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