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Il caso

“Ryanair deve versare contributi per 12 milioni”

La Direzione provinciale del lavoro contesta alla compagnia aerea low cost l'assunzione in Irlanda dei dipendenti italiani: mancano i contributi per quasi 12 milioni di euro.

Non solo biglietti aerei a prezzi stracciati e splendidi calendari con le bellissime hostess, ci sarebbe anche qualche piccolo neo nella storia della grande compagnia irlandese Ryanair: la Direzione provinciale del lavoro di Bergamo, infatti, contesta alla società di aver evaso contributi per quasi 12 milioni di euro in quanto ha assunto i propri dipendenti che lavorano in Lombardia a Dublino, anziché in Italia, usufruendo comunque del servizio sanitario nazionale. Uno stratagemma che permetterebbe così a Ryanair di risparmiare una discreta quantità di soldi dato che la fiscalità irlandese è molto più bassa di quella del Belpaese. Per questo gli ispettori del lavoro italiani chiedono all’Inps di esigere formalmente 11 milioni e 860mila euro al gigante del low cost.
L’anomalia, insomma, starebbe nel fatto che Ryanair farebbe firmare i contratti dei suoi dipendenti, anziché nel paese dove questi opereranno, direttamente in Irlanda, dove la tassazione per stipendi fino a 32mila euro è inferiore al 10%, mentre da noi sfiora il 70. Di fatto, però, i dipendenti stessi della compagnia di O’Leary, pur essendo lavoratori di diritto irlandese, svolgono le loro mansioni in Italia, dove vivono e usufruiscono delle prestazioni sanitarie, godendo, quindi, di servizi pubblici per i quali non pagano.

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