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Il giallo di ponte

Il suicidio di un collega forse legato all’omicidio Loreto

Pochi mesi dopo l'omicidio di Marina Loreto, trovata morta nel parco del famedio di Ponte San Pietro, un collega si tolse la vita. Il caso è archiviato, ma anche quella circostanza ha spinto un paio di carabinieri a tornare sul giallo.

Pochi mesi dopo l’omicidio di Marina Loreto un collega che ben conosceva l’impiegata, si tolse la vita. Si tratta di una circostanza che 19 anni fa non entrò a pieno titolo nelle indagini, dopo aver attirato senza troppa convinzione l’attenzione di un paio di investigatori. Non si riuscì ad andare a fondo, su quel fronte, nel bel mezzo di indagini che anche allora furono piuttosto travagliate e difficili: il caso era dei carabinieri, ma anche la polizia se ne occupò, con una sorta di affiancamento. La circostanza del suicidio è però tornata ciclicamente alla mente di un paio di carabinieri, in servizio allora e anche oggi a Bergamo.

L’attenzione sul caso Loreto è stata risvegliata anche dal giallo dell’omicidio di Yara Gambirasio: attraversando praticamente un deserto privo di indizi e prove sul caso Yara, carabinieri e polizia hanno tentato di capire se potesse esserci un collegamento anche con quanto accaduto a Ponte San Pietro nel 1993: Marina Loreto, 28 anni, impiegata dell’Ussl, trovata morta nel parco del famedio, con una mandibola fratturata e segni di un tentativo di violenza sessuale. Nessun nesso con l’omicidio Gambirasio, ma sicuramente un ritorno di attenzione su quanto avvenne a Ponte San Pietro.

L’indagine è archiviata, ma questo non vieta ai carabinieri di svolgere accertamenti in via ufficiosa per poi segnalare eventuali novità alla procura della Repubblica. Il passare del tempo, unito a circostanze che forse non furono indagate a fondo (quello strano suicidio, appunto, di un collega che conosceva bene Marina), ma soprattutto i moderni mezzi scientifici, potrebbero consentire di rivedere sotto nuova luce il caso dell’omicidio. Purtroppo si sta mettendo di mezzo una scomparsa "all’italiana": dagli archivi dell’istituto di medicina legale che si interessò al caso è scomparso, infatti, il capello che fu trovato impigliato nell’anello della ragazza. 

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