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O la borsa o la vita

Care banche, giù i tassi Non avete più alibi

Siamo al paradosso se si pensa che le Banche mediamente pagano ai depositanti soldi veri circa lo 0,70% annuo medio e fanno pagare alle aziende e alle famiglie più dell’uno% al mese: queste forme di prelievo forzoso devono terminare al più presto se si vuole mantenere in piedi il sistema produttivo.

Probabile scenario di correzione in questi giorni in Borsa come necessario stop alle brusche riprese dei titoli bancari; qualche operatore prenderà beneficio in attesa di nuove opportunità. C’è da attendersi uno storno di prezzi anche sul Btp decennale il cui future è arrivato a toccare quota 101 venerdì scorso con un minimo di 86 a fine dicembre (+ 17%): non è da escludere una puntata verso 96,5 in attesa, si spera, di nuovi massimi verso quota 110.

Purtroppo nessuna diminuzione dei tassi praticati dalle Banche alle imprese ed alle famiglie è alle porte nonostante la maxi iniezione di liquidità della Bce all’1% annuo. Molte imprese pagano i soldi più dell’uno per cento al mese e addirittura sono costrette a versare anche il 2% annuo per la sola messa a disposizione dei fidi senza che vengano utilizzati. Siamo al paradosso se si pensa che le Banche mediamente pagano ai depositanti soldi veri circa lo 0,70% annuo medio; la situazione è scappata di mano e queste forme di prelievo forzoso, molti sostengono indebito e qualche volta illecito, devono terminare al più presto se si vuole mantenere in piedi il sistema produttivo.

L’uscita dallo stallo in cui vegeta il sistema bancario è connessa principalmente e sostanzialmente al ritorno di fiducia sui titoli di Stato Italiani e quindi al proseguimento della risalita dei prezzi dei Btp decennali; titoli accettati dal mercato con tassi quasi europei, consentirebbero allo Stato di pagare i propri debiti scaduti verso i fornitori ed alle Banche di vendere un po’ di titoli di cui sono gonfie e zavorrate.

Altri scenari non esistono in quanto il rientro dei debiti contratti dalle banche verso colleghi esteri – 300 miliardi circa al 30 novembre – non è possibile senza crescita di depositi (solo a novembre sono diminuiti di qualche decina di miliardi) o senza taglio secco al credito delle imprese ( i mutui sono regolati da contratto e bisogna aspettare la naturale scadenza).

Nel frattempo non dispiacerebbe al bene comune, cui dovrebbero ispirarsi anche i sistemi bancari, che le dirigenze cessino di percorrere le scorciatoie degli aumenti sconsiderati dei tassi e inizino a porre le basi per ristrutturazioni industriali vere, quelle che porterebbero gli Istituti di credito allo stesso livello di efficienza delle consorelle europee.

Certo non sarà facile con il retaggio di 50 anni di azionariato pubblico o para pubblico, che significa partitico, e i manager non di primo pelo inchiodati alla poltrona con diritto di parola e anche di veto.

JT

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