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O la borsa o la vita

Previsioni confermate lo spread scende e le Borse respirano

La settimana finanziaria si sta concludendo positivamente nel solco delle previsioni più rosee cui già accennavamo nei giorni scorsi. Le tensioni sui debiti sovrano vanno stemperandosi e non sembra improbabile vedere lo spread sui 350 punti.

La settimana finanziaria si sta concludendo positivamente nel solco delle previsioni più rosee cui già accennavamo nei giorni scorsi.

Le tensioni sui debiti sovrani vanno stemperandosi e la situazione correlata del Bund tedesco e del Btp lo conferma; il Bund scende per la prima volta con una rottura del livello di 138 (future decennale) ed allontanandosi dai massimi di 140 fa tirare il fiato agli spread della Germania verso il resto d’Europa e anche, naturalmente, verso l’Italia.

La discesa dello spread italiano è favorita dalla buona impostazione prezzi/volumi del Btp (future decennale) che è sul massimo degli ultimi due mesi a quota 97 con supporto delle medie mobili diventate crescenti per la prima volta dalla scorsa estate. Non sarebbe improbabile assistere ad una ricomposizione dello spread sui livelli di 350 punti soprattutto se le prese di beneficio della speculazione sugli attuali livelli del Bund tedesco favorisse la prosecuzione dello scenario.

Lo stato delle Borse, dove in un certo modo comanda il mercato americano che ha un’impostazione di fondo positiva, lascia presagire uno storno durante la prossima settimana, soprattutto se il dollaro dovesse indebolirsi intorno quota 1,31 e da lì impostare un rialzo in direzione 1,25.

Gli indici Italiani sono favoriti dall’intonazione positiva e calante dei tassi sui titoli di stato e sull’effetto trainante dell’aumento di capitale Unicredit in cui sono impegnate a fondo le migliaia di filiali della banca: attenzioni agli storni che sono probabili nelle prossime sedute, per cui consigliamo acquisti solo se le attuali quotazioni dovessero raffreddarsi.

Vi è un interesse diffuso da parte dei banchieri affinchè l’aumento Unicredit soddisfi gli investitori così da rendere più agevoli le future collocazioni degli aumenti Mps, Banco Popolare ed Ubi che appaiono inevitabili. Qualora i titoli di Stato Italiani decennali dovessero proseguire la loro corsa vero quota 105 (8 punti più di oggi) anche le azioni Ubi dovrebbero acquisire una sincrona forza relativa perché i titoli di Stato in carico alla Banca e con durata oltre 5/10 anni (circa 4 mld di euro) godrebbero di benefici cospicui mitigando le perdite di carico: a questo punto la necessità di nuovo capitale da richiedere agli azionisti potrebbe essere rivista al ribasso.

Abbiamo espresso qualche perplessità sulla possibilità che il dollaro si rinforzi oltre quota 1,25 nel breve periodo e in questo senso conforta l’indice del dollaro computato verso il complesso delle valute del mondo, oggi in situazione di uscita da uno stato di ipercomprato (eccesso di acquisti); questo indice ha toccato un minimo a quota 73 in primavera ed ha probabilità di crescere oltre l’attuale soglia di 80, sino a quota 90, livello toccato all’apice della crisi dei mercati nel marzo 2009. Se questa previsione, maggioritaria nelle opinioni degli operatori, dovesse avverarsi, ci troveremmo con un dollaro intorno a quota 1,18.

Ritengo che prima di allora vi sia spazio per un indebolimento.

Per i lettori interessati, segnaliamo che il dollaro è stato al suo punto di massima debolezza, verso quota 70 nella primavera del 2008, mentre negli ultimi 30 anni toccò il suo punto di forza massimo a quota 150 nel febbraio del 1985.

J.T.

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