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Musica

Il discomane

Calexico, ovvero alt country di qualità video

Il discomane si "allarga" e oltre alla proposta settimanale, "Selections from Road Atlas 1998 - 2011" della band di Joey Burns e John Convertino, propone la playlist della settimana e una rassegna di "perle" dimenticate.

Il discomane si "allarga" e oltre alla proposta settimanale, "Selections from Road Atlas 1998 – 2011" della band di Joey Burns e John Convertino, propone la playlist della settimana e una rassegna di "perle" dimenticate.

ARTISTA: Calexico

TITOLO: Selections from Road Atlas 1998 – 2011

GIUDIZIO: ***1/2

L’inizio dell’anno, in particolare il mese di gennaio, non è il periodo migliore per le novità discografiche. Il Natale ha concentrato gli sforzi delle case discografiche e quindi, per una ovvia logica di mercato, le principali novità sono rinviate almeno a febbraio. In attesa quindi di ascoltare Ani Di Franco, Leonard Cohen, Sir Paul e altri, colgo l’occasione per riproporvi un bel disco uscito verso la fine dello scorso anno di un gruppo che non gode di ampia popolarità ed è un peccato perché la musica che propone è invece di qualità.

I Calexico sono una band nata nel 1996 a Tucson in Arizona, per iniziativa di Joey Burns e John Convertino, che avevano prima costituito la sezione ritmica dei Giant Sand e sono tra i principali interpreti di un genere, l’alt country, che, appunto, dovrebbe declinare un modo alternativo di proporre una musica profondamente radicata nella tradizione americana. Così i principali esponenti (Wilco, Jayhawks, Uncle Tupelo..) propongono sonorità che hanno radici nel country ma che spaziano con risultati a volte imprevedibili nel jazz, nella psichedelia, nel tex mex. Lo stesso nome della band di cui si parla, che nasce da una sorta di fusione tra “California “ e “Mexico”, è preso a prestito da quello di una cittadina di confine realmente esistente.

Il lavoro in questione è una raccolta non dei brani più celebri o rappresentativi della band, ma di quelli pubblicati attraverso l’etichetta discografica propria del gruppo in occasione di tour o perché non inclusi nelle registrazioni ufficiali, e destinati allo zoccolo duro dei fans. Quindi non scarti ma registrazioni, a volte dal vivo, in grado di rappresentare in modo compiuto l’evoluzione della band in un periodo che va dal 1998 al 2011. Proprio perché si dipana in un arco temporale così ampio, le produzioni sono spesso stilisticamente distanti tra di loro anche se lo spirito di Neil Young aleggia in misura evidente sulla maggior parte del lavoro.

Così l’iniziale nostalgica e bellissima Half a Smidge non avrebbe sfigurato su Harvest, avendo il DNA della ballata più tipica del cantautore canadese che tutti amiamo, ma lo stesso dicasi di Griptape, con un bel coro di sottofondo e una chitarra che ci conferma quanto i Calexico siano anche vicini ai primi lavori, i più belli, dei Jayhawks.

Il disco presenta anche alcuni brani solamente strumentali, assai godibili, come la splendida Glowing Heart of the World, quanto mai evocativa, basata essenzialmente sul dialogo tra chitarra e basso che, in un crescendo continuo, assume le sembianze di una colonna sonora di morriconiana memoria. La stessa attitudine cinematografica è possibile rinvenirla in Waitomo, un brano con alcune influenze jazz che ricorda le atmosfere di Pat Metheny in Last Train Home, oppure in El Morro, una “track” di grande suggestione, essenzialmente acustica, in cui il profumo della polvere dei saloon di frontiera e del deserto è immediatamente percepibile e il Ry Cooder di Paris Texas è dietro l’angolo, e ancora in Detroit Stream dove il suono descrive trame notturne.

Sono poi presenti alcuni brani dove il clima tex-mex è più palpabile ed è mischiato a sonorità “progressive”; qui il riferimento d’obbligo sono i Los Lobos delle produzioni più recenti. Così Crystal Frontier è caratterizzata da un crescendo ritmico e Cachaca dalla presenza dell’elettronica confermando l’ecletticità dei Calexico e quanto il termine , alt country, in realtà stia stretto alla loro musica. Questa impressione è ulteriormente confermata dall’ascolto di Lost in Space una ballata che vira verso il pop e che potrebbe essere uscita dallo spartito di qualche gruppo inglese come gli Oasis.

E come se tutta questa varietà di suoni non fosse sufficiente ecco All the Pretty Horses una ballata tradizionale resa in una versione scarna, con una bella “slide” sullo sfondo che contribuisce alla piacevolezza dell’ascolto. Chiude il disco l’acustica Crocked Road and the Briar, un nuovo cambio di stile per finire il lavoro in assoluta dolcezza.

I Calexico non lasceranno un marchio indelebile nella storia della musica, ma sono in grado di proporre lavori onesti e ben fatti che si fanno ascoltare con grande piacere. Di questi tempi non è poco.

 

Se non ti basta ascolta anche:

Neil Young – Harvest

The Jayhawks – Hollywood Town Hall Uncle

Tupelo – Anodyne

Legenda Giudizio:

* era meglio risparmiare i soldi e andare al cinema

** se non ho proprio altro da ascoltare…

*** niente male!

**** da tempo non sentivo niente del genere

***** aiuto!non mi esce più dalla testa

Altro (dischi dimenticati, nascosti ma meritevoli di menzione, talvolta… perle)

Chris Isaak – Beyond the Sun: *** L’artista ripropone una serie di vecchi brani del passato, tratti per la maggior parte dal catalogo Sun. Grande divertimento… anche per l’ascoltatore.

Vintage Trouble – The Bomb Shelter Sessions: *** Tra Otis Redding e Rod Stewart, una manciata di belle canzoni e alcune ballate che restano nella mente e nel cuore.

Cyndi Lauper – To Mempis, with love: ***1/2 Omaggio dell’artista al blues. Disco dal vivo sorprendente visti i trascorsi. Certo il repertorio aiuta ma la voce si adatta benissimo.

La play list della settimana – Titolo: Sono inc…to come una biscia e non ho voglia di parlare con nessuno

James White and the Contortions – My Infatuation

Dead Kennedys – Kill the poor

Richard Hell – Blank Generation Damned –

Nasty New York Dolls – Personality Crisis

Sex Pistols – Anarchy in the UK

X – Los Angeles

The Monsters – Blow Um Mau Mau

NOFX – It’s my job ti keep punk rock elite

U.K Subs – Rat Race

Brother Giober

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