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I naufraghi bergamaschi

“Ripenso alla nave e mi vengono i brividi” fotogallery

Ferruccio Ruffoni, il panettiere di Ornica, è tra gli oltre 4mila naufraghi della Costa Concordia. "Ci siamo fidati del personale di bordo - afferma - ma non potevo credere che un colosso simile potesse affondare".

 La prima notte a Ornica per Ferruccio Ruffoni, il naufrago bergamasco della della Costa Concordia è una notte a metà. "Alle 4.30 ero già in piedi per preparare il pane. Sono stanco ma la vita riprende. E’ un miracolo essere ancora a casa, di nuovo qui. Quando rivedo le immagini della Concordia alla televisione ho ancora i brividi: poteva essere una tragedia e mi sono salvato" racconta Ferruccio. Si è appena alzato, lo ha svegliato la sorella Vanna. Scende al bar ristorante che gestiscono insieme ad un negozio di alimentari. Più che un esercizio commerciale un punto di ritrovo, un vero servizio per le 160 persone che abitano ad Ornica.

"Lavoriamo insieme da una vita, ma domenica sera quando è entrato in casa non ho potuto fare a meno di abbracciarlo, di stringerlo forte per dirgli quanto ero felice" ammette Vanna. Proprio la sorella mostra la telefonata ricevuta nella notte di venerdì: 00.23. "Era da poco passata la mezzanotte, non ho più chiuso occhio finché non l’ho visto entrare in casa". "Pensa a noi – ribatte Ferruccio – io e Marta venerdì sera non avevamo ancora cenato, eravamo al bar del quinto ponte. Abbiamo sentito il colpo, la botta che la nave ha preso dopo aver urtato lo scoglio. Non abbiamo capito che cosa fosse successo, il personale ci ha detto di stare tranquilli e di non preoccuparci. Hanno aspettato troppo a dare l’allarme, la confusione è arrivata dopo, troppo tardi, quando la nave si era già inclinata ed era evidente a tutti che non si trattava di un semplice black out". Ferruccio e la figlia Marta, 24 anni, che lavora in una pasticceria a San Giovanni Bianco sono così tornati in cabina e hanno indossato giubbino pesanti poi sono saliti sul ponte più alto. "C’era gente che gridava e correva, la nave si inclinava e alla fine è stato dato l’allarme. E’ allora che è scattato davvero il panico: far evacuare quattromila persone non era facile – continua Ferruccio – abbiamo atteso il nostro turno, prima sulle scialuppe sono saliti i bambini, le donne e gli anziani. Noi siamo rimasti calmi, ci siamo fidati del personale di bordo. Dopo la mezzanotte, siamo scesi al terzo ponte, avevamo l’acqua ai piedi, la nave continuava ad inclinarsi e siamo saliti su una delle ultime scialuppe. Allora ho chiamato casa, ho avvisato Vanna di quanto stava succedendo".

Dal porto dell’Isola del Giglio, Ferruccio e Marta hanno potuto assistere con altre centinaia di naufraghi la nave che si adagiava sugli scogli. "Eravamo tranquilli. Io non so nuotare, con l’acqua non ho un grande rapporto, ma da una settimana ero su quella nave e mai avrei pensato che un colosso del genere potesse subire andare a fondo – afferma Ruffoni -. Non potevo credere ai miei occhi, la nave continuava ad inclinarsi, piano piano spariva nell’acqua mentre gli elicotteri hanno continuato le operazioni di soccorso fino alle tre di notte". Spettatori degli ultimi soccorsi Ferruccio e Marta sono poi stati imbarcati per Porto Santo Stefano, quindi in pulmann trasportati a Savona. "Non abbiamo dormito per 36 ore, sabato sera eravamo davvero sfiniti – confida Ferruccio -. Temo per i dispersi, difficile che non siano stati indentificati tra i passeggeri scesi a terra. I soccorsi sono stati efficienti, i salvagenti c’erano, certo la confusione, il panico e la paura non sono mancati".

A Ornica chiedono come è andata, le immagini riproposte dalla televisione hanno un testimone del paese. "Certo – conclude Ferruccio – quando guardo quelle immagini della nave in bilico mi vengono i brividi. E’ incredibile".

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