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A ponteranica

Il canto dell’Africa il Natale degli Apostolici fotogallery

La Chiesa apostolica di Cristo, che riunisce circa 200 nigeriani, si è ritrovata per festeggiare il Natale con un cerimonia carica di spiritualità.

Le doglie del parto di Maria sono un canto di gioia e hanno il ritmo dell’Africa. A Ponteranica, la Chiesa apostolica di Cristo ha atteso il Natale nella sua chiesa in via IV Novembre. Prima c’era un’osteria con annessa balera. La chiamavano “dal terù” perché il proprietario era un meridionale, ben voluto e accolto nella comunità di Ponteranica. La stessa che dal 2003 ad oggi ospita con rispetto la Chiesa apostolica di Cristo, una chiesa che raduna ogni domenica fino a duecento nigeriani e qualche ghanese. A dare il benvenuto a tutti è padre Babalola, che in settimana lavora in un’azienda tessile di Fiorano al Serio. La sala che ospita le funzioni ha la moquette arancione, sedie di plastica bianca, qualche tendaggio ornamentale al soffitto. L’altare è un ambone di vetro e alluminio dove padre Babalola proclama le sue omelie. Fondamentale per la celebrazione è la musica, il canto, la danza. Tre ore di veglia dove si susseguono ritmi vivaci amplificati dai tamburi, accompagnati dalla pianola e sui quali germogliano le voci potenti delle coriste.
Tra una canzone e l’altra c’è tempo per una preghiera ad occhi chiusi, ognuno prega ad alta voce rendendo la sala una cassa di risonanza per un forte mormorio interrotto dalla campanella suonata da padre Ba. C’è la rappresentazione del presepio vivente con l’arrivo anticipato dei Re Magi. Ancora qualche canzone ed arriva Babbo Natale che distribuisce generoso caramelle ai bambini. Poi l’omelia del pastore che cita Malachia capitolo 2, versetti 1 e 2; il capitolo 17 del vangelo di Luca (versetti 11-19) e i salmi 22, 100, 67.
Filo conduttore è il ringraziamento. “Chiediamoci quante volte abbiamo ringraziato Gesù in questo anno – domanda padre Babalola – o siamo anche noi come i lebbrosi guariti che non sono tornati nemmeno a rendere grazie. Chiediamoci perché Dio non ci ha esaudito in qualche nostra richiesta e proviamo a riflettere se davvero i nostri bisogni sono gli stessi del disegno divino”. Esortazioni che animano la comunità, ci si alza in piedi e con gli occhi chiusi si ringrazia Gesù fino a quando la preghiera comunitaria diventa ancora canto, ritmo, emozione. E’ da poco passata la mezzanotte quando ci si ridà appuntamento al mattino seguente per le celebrazioni del Natale. Il giorno dopo puntali alle 10 fanno il loro ingresso nella sala donne dai turbanti e abiti colorati, cappelli ed acconciature particolari. Bambini e uomini vestiti a festa. Due ore di preghiera, di scambio di auguri, di canti e balli fino al dono di Natale: un ombrello. “Perché vi protegga dalle intemperie della vita” afferma il pastore che rammenta “c’è la recessione, la crisi economica, i problemi della famiglia, le difficoltà dei figli a scuola, ma la preoccupazione più grande deve restare la fede, la vostra fede che deve essere alimentata con la preghiera”.

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