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Lo sciopero

“Manovra ingiusta” Sindacati in piazza fotogallery video

Sindacati in piazza per protestare contro la manovra proposta dal governo Monti. Circa trecento tute blu della Fiom si sono radunate in presidio davanti alla sede di Confindustria.

Sindacati in piazza per protestare contro la manovra proposta dal governo Monti. Circa trecento tute blu della Fiom si sono radunate in presidio davanti alla sede di Confindustria per poi raggiungere Cisl e Uil in piazza Vittorio Veneto dove si è tenuto il comizio conclusivo. Pensioni, Ici/Imu e Iva: questi i punti critici di una manovra che la Fiom ritiene “ingiusta, socialmente insopportabile, che fa cassa su chi ha sempre pagato e aumenta i divario fra ricchi da una parte e lavoratori, giovani e pensionati dall’altra”. Secondo la Fiom con queste nuove misure le condizioni saranno sempre più precarie e non si è prodotta la necessaria discontinuità con le scelte del governo Berlusconi. “Non saranno più adeguate alla crescita dell’inflazione le pensioni sopra i 900 euro lordi – si legge nel volantino distribuito dai manifestanti – passaggio immediato al sistema contributivo pro rata per tutti con abbattimento secco dell’importo per chi è in prossimità della pensione. Uscita dal lavoro per le donne dai 62 anni ai 70 anni, per gli uomini dai 66, nel 2018 uguale per tutti. Pensione di anzianità con 42 anni di contributi e riduzione dei rendimenti. La tassa sulla prima casa viene reintrodotta per tutti e cambia nome perché servirà per pagare il debito e non andrà più ai Comuni per i servizi. L’Iva sale di due punti aumentando cos’ il costo dei beni di consumo. Solo briciole sui lussi ma non c’è nulla che assomigli a una patrimoniale o a una tassazione delle rendite finanziarie. Non è così che si fa equità, non è così che si progetta un diverso modella sostenibile per la vita e per l’ambiente”. Quali soluzioni quindi per uscire dalla crisi? “Rimettere in discussione provvedimenti che allargano l’ingiustizia sociale. Cancellare l’articolo 8 della finanziaria del governo precedente che annulla contratti nazionali e leggi attraverso deroghe, compreso l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori sui licenziamenti discriminatori. Difendere il lavoro e l’occupazione e mettere in campo una nuova politica industriale di qualità, anche attraverso l’intervento pubblico. Respingere le scelte della Fiat di uscire dal contratto nazionale, resa oggi ancor più grave dalla decisione, presa insieme ai sindacati firmatari degli accordi separati, di estendere l’accordo di Pomigliano a tutti gli 80 mila lavoratori del gruppo, senza alcun mandato e mettendo in discussione le libertà sindacali in questo paese”.

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