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Berlusconi

“Non mi arrenderò” Dimissioni atto generoso”

Se nelle parole del premier non c'è traccia di addii, osservando il video l'aspetto quasi dimesso, l'espressione del volto e il tono piatto mostrano tutta la fatica di queste giornate.

Se invece di un video messaggio Silvio Berlusconi avesse scelto una lettera aperta agli italiani, il senso sarebbe stato chiaro: non lascio la politica e responsabilmente accetto di collaborare a un nuovo esecutivo che metta da parte "aggressività e faziosità" per il bene del Paese. Ma se nelle parole del premier non c’è traccia di addii, osservando il video l’aspetto quasi dimesso, l’espressione del volto e il tono piatto mostrano tutta la fatica di queste giornate, fino alla dura e inaspettata prova delle contestazioni subite sabato.

E’ un Berlusconi che rivendica una storia, ma si tiene alla larga da polemiche e pressioni sul nascente esecutivo, al quale non pone condizioni né rispetto alla durata, né rispetto al programma. Solo, rivendica di essersi dimesso senza mai essere stato sfiduciato: "le mie dimissioni sono state un atto di generosità e responsabile", niente affatto obbligato. Non è finita, cerca di far capire il Cavaliere. Nonostante la scelta resti quella di "favorire gli sforzi del presidente della Repubblica per dare subito al Paese un governo di profilo tecnico", per il quale "faremo il nostro dovere". Berlusconi cambia tono solo quando intende replicare a chi ha "esultato per quella che definiscono la mia uscita di scena: voglio dire con grande chiarezza che raddoppierò il mio impegno e non mi arrenderò finché non riusciremo a modernizzare l’Italia", riformando giustizia e fisco e liberando il Paese dalle "incrostazioni ideologiche e corporative". E a quelle "centinaia" di persone che l’hanno fischiato e "insultato suscitandogli "tristezza", Berlusconi contrappone i "milioni che sanno che ho fatto in coscienza il possibile per preservare il Paese".

Anche la scelta di richiamare il messaggio della discesa in campo – la sua personale "dichiarazione d’amore" verso l’Italia – è il tentativo di rivendicare una scelta che "ha cambiato la storia d’Italia". Ma diventa anche un modo per segnalare la continuità con tanti altri interventi: "Non cambio una virgola di quelle parole e la mia passione e amore restano immutati". Poi Berlusconi sceglie di rivendicare quanto fatto in questi anni, facendo coincidere il sua quasi ventennato con l’avvio di un’era di "stabilità e alternanza" del quadro politico.

Quanto alle invasioni di campo che sembrano averlo infastidito in questi giorni, il premier è netto: "Qualunque sia il nostro governo, nessuno potrà portarci via la nostra sovranità e la nostra autonomia. L’Italia è un grande Paese e la crisi non è nata in Italia", ma è figlia della "crisi della nostra moneta comune che non gode del sostegno di una banca garante, come invece hanno dollaro e sterlina: questo deve diventare Bce".

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