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La storia

“Disoccupato a 47 anni umiliazione continua”

"Vivo con 100 euro a settimana che mi dà la mia compagna": Angelo rimane a casa nel gennaio del 2008 e da allora la ricerca di un lavoro è la sua ossessione.

 Un lavoro. Un lavoro ti realizza, serve per poter vivere e nella Costituzione Italiana sta nel primo articolo ad indicare le fondamenta della Repubblica. Quando si perde, il lavoro diventa un’ossessione. Anche perché hai 47 anni e ti dicono che sei vecchio ad ogni nuovo colloquio. È successo ad Angelo, operaio in un’azienda tessile della Valle Seriana che dall’8 gennaio 2008 è rimasto con un pezzo di carta in mano dell’ufficio per l’impiego. Da allora ha vissuto per qualche mese con l’assegno di mobilità, ora la compagna – che ha 45 anni ed un lavoro a tempo determinatogli consegna cento euro a settimana. Cento euro che servono per fare la spesa e pagare tutto il resto. Angelo è diventato un ottimo amministratore. Sa quanto vale un euro e lo capisci quando ti dice che all’unico colloquio che gli ha procurato l’ufficio per l’impiego gli è costato sette euro.

"Sette euro per delle nuove fototessere e non mi hanno nemmeno preso" dice amareggiato. L’occasione era un posto di lavoro – "qualsiasi andava bene, dal magazzino alle pulizie" – al supermercato Il Gigante di Nembro. "Tre ore di colloquio e poi più nessuno si è fatto sentire, anche solamente per dirti: "Scusi, non ci serve’" aggiunge Angelo.
Le manutenzioni alla sala telai, i colleghi, i corsi per la sicurezza, lo stipendio, le ferie… Tutto ora è un ricordo del suo lavoro.
"Quando mi hanno detto che chiudevano l’azienda per me è stata come una schioppettata" ammette Angelo. Una schioppettata è qualcosa di serio per cui allarmarsi, perché Angelo dopo le ore passate in fabbrica faceva la guardia volontaria per la Comunità montana della Valle Seriana.
"Dopo un paio di mesetti mi mancava il lavoro – racconta – e quando ho iniziato a cercarlo ho capito dopo i primi no che si trattava di una fase difficilissima". 
Gli chiedono il curriculum "ma quando sei stato vent’anni in una sola azienda un foglio per scriverci quello che hai fatto diventa immenso".
Angelo non si perde d’animo. Continua a cercare, finché il Comune di Nembro lo assume per un anno per svolgere un lavoro socialmente unico. "Mi sono detto: ‘Angelo vai, questa è la tua occasione‘. Ci ho messo l’anima – continua Angelo – ho tinteggiato gli uffici del municipio e la palestra del centro sportivo, ho spalato la neve, ritinteggiato tutti le barriere dei ponti che attraversano il Serio, ho pulito i tombini, scopato i parcheggi ed esumato cadaveri al cimitero".
Un anno intero, due giornate e mezza, senza una malattia o un giorno di ferie. Delle sue ferie, un suo diritto, si sono accorti per distrazione all’ufficio dell’impiego di Albino dopo undici mesi che si ripresentava puntuale. "Scusi ma lei non fa le ferie?" gli chiede l’impiegato ed Angelo si trova di fronte una dura realtà. Pur di avere un lavoro si è dimenticato che ci sono dei diritti per chi lavora, come le ferie. "Sono tornato in Comune e le ho chieste, ma che grande delusione – ammette – sembra impossibile che nessuno si fosse accorto che un operaio come me non dovesse fare le ferie? Eppure erano, anzi sono, un diritto. Quando ti si presenta un’opportunità di lavoro dopo tanto tempo non riesci a vedere le cose negative, come quando all’inizio in municipio non mi avevano nemmeno dato scarpe antinfortunistiche, guanti e giacca…". L’esperienza in Comune termina. La ricerca di un lavoro continua per Angelo, anche se senza successo. Il rapporto con gli altri operai del Comune di Nembro è rimasto buono, tanto che in un’occasione rammentano ad Angelo se ha riscosso i buoni pasto.
"Un flash, sono andato in municipio, ho incontrato Adelaide, una donna bravissima che è responsabile del settore commercio – aggiunge Angelo – le ho raccontato la mia esperienza e le ho chiesto se avevo anch’io diritto a quei buoni pasto. Adelaide sostiene di sì, per il sindaco e la ragioneria no. In tutto sarebbero 520 euro, per me una manna".
Per far valere i suoi diritti dovrebbe rivolgersi ad un avvocato o ai sindacati. Ma soldi per i legali non ci sono e la tessera dei sindacati non l’ha più rinnovata per il costo. Alla domanda quale lavoro gli piacerebbe fare? Angelo non ha dubbi e risponde: "Ho solamente tanta buona volontà, sono disposto a tutto, a qualsiasi lavoro". E l’ossessione diventa l’ennesimo appello.

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