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L'intervista

Doni, con la Figc tentato l’accordo L’avvocato: c’?? sempre tempo

Non erano cos?? fuori luogo le indiscrezioni della Gazzetta dello Sport. Prima dell'udienza al Tnas contatto tra l'avvocato Pino e l'accusa. Obiettivo: un anno di squalifica per omessa denuncia.

Una chiacchierata di mezz’ora con l’avvocato Salvatore Pino per capire a che punto è la questione legata al suo assistito, Cristiano Doni, e al calcio scommesse con la società dell’Atalanta spettatrice molto interessata. Una questione che vede come prossima puntata l’8 novembre, quando l’avvocato consegnerà presso il Tnas (Tribunale Nazionale di Arbitrariato per lo Sport) la memoria difensiva per convincere i giudici a ridurre o annullare la squalifica di tre anni e mezzo rimediata dal capitano nerazzurro dal Tribunale della Federcalcio. Data decisa lunedì nella prima udienza al Coni a Roma, appuntamento che poteva essere decisivo anche per la conciliazione.

Avvocato Pino, come è andata la prima udienza?
“Il primo appuntamento è durato una decina di minuti. Ci sono stati dati i termini delle prossime scadenze: l’8 novembre consegneremo la nostra memoria difensiva, il 23 toccherà agli avvocati della Figc depositare le contro memorie, mentre il 2 dicembre partirà il processo”.

Molti hanno insistito sulla mancata conciliazione.
“Sapevamo che non ci sarebbe stata, era una cosa prevista”.

Abbiamo sentito anche il difensore di Marco Paoloni, l’avvocato Emanuela Di Paolo. Lei parla di “chiusura totale” da parte della Federazione, un atteggiamento che continua da vari mesi.
“Ripeto, il tentativo di conciliazione è previsto nel processo e sapevamo che la Federazione non era disposta, ma non è detto che possa avvenire anche più in là”.

Si spieghi.
“È molto semplice: la conciliazione non è permessa solamente prima che inizi il processo o si depositino le memorie. Essa può avvenire in qualsiasi momento da ora fino a dicembre se le parti, anche durante il processo, trovano un’intesa”.

Domanda per i non esperti di giurisprudenza: cosa è la conciliazione?
“In parole povere è un accordo fra le parti prima che venga emessa la sentenza”.

E per quale motivo si dovrebbe trovare un accordo in futuro se fino ad ora non si è trovato?
“Per motivi processuali. Ad esempio potrebbe essere la stessa Federazione a chiederci di conciliare e a trovare un accordo in rito”.

Addirittura?
“Sì. Considerati gli errori grossolani che compaiono nelle motivazioni, come, e cito un solo esempio tra i tanti, l’affermazione di Paoloni sul sicuro coinvolgimento di Doni nella combine di Atalanta-Piacenza, frase mai detta dal giocatore ex Cremonese e che non compare in nessun verbale, è possibile che la posizione della Federazione, durante il procedimento, si indebolisca, e cerchi un accordo. È un’eventualità soprattutto se il Tnas sceglierà una strada ben precisa”.

Quale?
“Il riesaminare completamente, non solo il giudizio che abbiamo impugnato della Corte di Giustizia Sportiva, ma tutti gli indizi, chiamiamoli così, su cui si sono basate le sentenze. I giudici del Coni hanno due possibilità ed in passato, spesso, hanno scelto di rivedere tutto. Mi auguro che lo facciano pure nel nostro caso”.

Secondo la Gazzetta dello Sport, in un articolo pubblicato il 21 ottobre, sarebbe stato Doni ad aver puntato ad una conciliazione, con l’ammissione de “l’omessa denuncia”. Un pezzo, per altro, che non è mai stato smentito.
“La prassi è, prima dell’udienza, quella di chiamare l’avvocato della controparte per cercare un accordo. Bisogna partire da un presupposto però”.

Prego.
“Io sono il difensore di un giocatore che si sente accusato ingiustamente, ritiene che la giustizia fino ad ora non abbia fatto il suo corso e che sia stata ingiusta nei suoi confronti, ma nello stesso tempo sono il difensore di un ragazzo che vuole tornare, e il prima possibile, a giocare a pallone”.

Presupposto chiarissimo, ora possiamo continuare.
“Dicevo, la prassi è cercare un accordo. È vero, come ha scritto la Gazzetta, che abbiamo ventilato la proposta con l’avvocato della Federazione per ridurre la squalifica ad un anno e permettere a Doni di essere in campo con l’Atalanta fin dalla prossima stagione. Ciò che non mi è piaciuto della Rosea è stato il titolo, quasi che Cristiano fosse diventato improvvisamente colpevole e pronto a svuotare il sacco. Non è così”.

Possiamo dire che Doni ha considerato di ammettere l’omessa denuncia per chiudere la vicenda e ottenere ciò che desidera, il ritornare in campo.
“Esattamente. E calcoli che, in questa eventualità, la Federazione riconoscerebbe al giocatore di non aver compiuto nessun illecito sportivo perché l’omessa denuncia non è inquadrata come illecito”.

Ma anche ammettendo l’omessa denuncia, non sarebbe una mossa definiamola “poco elegante”, considerato che il giocatore ha sempre negato tutto, dichiarando negli scorsi mesi di non sapere nulla?
“È un possibile rischio, tanto è vero che se la Federazione avesse accettato, avremmo dovuto pensare anche a questo. Visto che non si è verificato, possiamo anche non preoccuparci”.

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