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Ongaro

“La Lega ?? una zecca che sfrutta il sistema italiano” fotogallery

Il convegno per ricordare Gianfranco Miglio diventa l'occasione per attaccare i lumbard "ormai romanizzati". A novembre la nascita del nuovo movimento.

"La Lega è una zecca che sfrutta il sistema politico italiano, senza Lega cadrebbe il governo. E’ una delle zecche peggiori, perché sa che non c’è ancora all’orizzonte un’alternativa a Berlusconi e quindi se ne approfitta". La parole di Giovanni Ongaro dell’Unione Padana Alpina sono taglienti e decise. Il paragone con la zecca si rifà ad una breve lezione di Gianfranco Miglio, il politologo e maestro del pensiero per il federalismo tanto caro alla Lega, che ha aperto il convegno che ricorda il professore a dieci anni dalla scomparsa. "Ricominciare da Miglio" è il titolo dell’incontro, ma il vero sottotitolo sarebbe "Ricominciare dalla Lega Lombarda".
Nella sala del Cristallo Palace sono accorse circa duecento persone, pochi giovani, molti capelli bianchi. Sono i leghisti della prima ora, ma delusi da Bossi, Maroni, Calderoli…insomma dalla Lega "che ormai è un partito romano a tutti gli effetti". Sul palco, presentati dal giornalista Leonardo Facco, si consumano le relazioni di Franco di Braccio, Gilberto Oneto, Marco Bassani, Alessandro Vitale. Si celebra Miglio, certo, ma sembra il de profundis per la Lega. "E si celebra a Bergamo per dire a Bossi, Carlderoli, Belotti che siamo pronti a raccogliere il dissenso dei leghisti contro questo sistema di fare politica – aggiunge Ongaro – contiamo circa 300 tesserati ed il 27 novembre prossimo a Milano avremo il nostro congresso con un nuovo statuto e un nuovo simbolo daremo vita al movimento federalista". Il nome è ancora segreto, di sicuro pare che la parola Lega sparirà. "Mentre facevamo volantinaggio per promuovere questo appuntamento – racconta Ongaro – su venti persone, diciotto sono tornate, ci hanno riconsegnato il volantino e ci hanno insultato".
Ricominciare da Miglio, ripartire dalla Lega. "Ripartire da quello spirito che ci animava negli anni Novanta – afferma Giovanni Tonolini, già in consiglio comunale a Cene e poi ad Albino nel 1995 -. Davamo tutto alla Lega, persino il gettone di presenza. C’era un ideale, l’autonomia fiscale da raggiungere e ci credevamo. Invece la Roma ladrona è stata perdonata dalla Lega ha Roma e non solo, ha trovato casa e posti di lavoro per sistemare qualcuno. Noi ci battevamo per abbattere certi privilegi, questo nepotismo non appartiene a chi credeva nello spirito federale". E il nuovo che avanza come è?. "E’ un movimento popolare, è autonomista ma non razzista – aggiunge Tonolini – l’immigrato può venire da noi, ma deve avere le condizioni di lavoro e una casa, una dignità. Non possiamo essere la terra di rifugio di tutti senza un progetto di vita. La Bergamasca non è più l’Eldorado, in Valle Seriana hanno chiuso tutte le aziende tessili. Dei nostri politici non si è visto nessuno, nessuno ha difeso il nostro lavoro. Ecco, ripartiamo da qui: autonomia e difesa del territorio, del lavoro". Aureliano Bertola, un passato da Leghista nella Comunità Montana della Val Seriana, sbotta: "Noi abbiamo dato tempo, energia, voglia di fare alla Lega – ammette – ora i nostri ideali sono stati cancellati per sistemare le poltrone e per difendere gli interessi di Berlusconi. Nessuno ha difeso i posti di lavoro in Valle Seriana eppure dovevano pensarci i nostri politici leghisti".
Roma caput mundi? "No, stiamo lontani da Roma, non ci interessa il Parlamento – sottolinea Cristiano Forte, ex lumbard e oggi attivo nel nuovo movimento -. Non andremo alle politiche. A noi interessa il territorio, le elezioni per gli enti locali. Ripartiamo dalla base per rimanere nella base. Gli insegnamenti di Miglio sono attuali ancora oggi, non vogliamo essere i politici di uno Stato che favorisce e mantiene i parassiti. L’autonomia e il federalismo possono essere una realtà, ma a breve".
Sul palco si alternano Giulio Arrighini, segretario della Lega Padana Lombardia, per Roberto Bernardelli, presidente della Lega Padana Lombardia, per Francesco Formenti dell’Unione Padana Alpina. "Ci battevamo per non avere più di due mandati, la riduzione degli stipendi dei parlamentari, l’investimento sul territorio di risorse e tasse raccolte nella regione, ci siamo trovati delusi e beffati".
La nostalgia della battaglia c’è tutta, l’ideale pure. Il futuro è qualcosa che non si chiami Lega.  
 

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