Oggi l'assemblea

Mazzoleni: “Confindustria riparte dal territorio Noi e i bergamaschi, dobbiamo farcela da soli”

Un'assemblea delicata, innovativa, di apertura. Confindustria Bergamo si appresta a vivere all'aeroporto, scelto come simbolo vincente del territorio un passaggio speciale.

Un’assemblea delicata, un’assemblea innovativa, un’assemblea di apertura. Confindustria Bergamo si appresta a vivere oggi pomeriggio un passaggio speciale come dimostrano tanti fattori a cominciare dall’elevato numero di iscritti: oltre 1.200 che si danno appuntamento in un luogo davvero particolare e simbolico, l’aeroporto, l’hangar dello scalo bergamasco, spazio scelto come simbolo del territorio. Il perché lo spiega il presidente degli imprenditori orobici Carlo Mazzoleni.
Cosa rappresenta la vostra scelta 2011?
Rappresenta un po’ il significato di questa assemblea, un’assemlea che registrerà una nuova consapevolezza.
La consapevolezza della crisi?
Quella ahimè l’ho dovuta sottolineare già nelle precedenti riunioni, anno dopo anno. No, la consapevolezza nuova è legata al fatto che ora non possiamo contare sulla spesa pubblica. Dobbiamo fare da soli. E per da soli intendo con le sole forze del territorio.
Cosa vuol dire?
Vuol dire che dobbiamo pensare a un modello che ci consenta uno sviluppo qui, adesso e noi, senza contare su interventi o sostegni esterni.
E che c’entra l’aeroporto con questa novità?
C’entra perché è l’esempio di un modello Bergamo di successo. Da qui si deve ripartire.
Ma l’aeroporto è ovviamente anche apertura e par di caprie che Confindustria si stia aprendo al territorio, questa assemblea segna una svolta in questa direzione.
Sì, abbiamo avviato una strada che passa dalla comunicazione con la gente. Comunicazione in questo caso avviata anche attraverso i giornali, da Bergamonews all’Eco di Bergamo tramite cui abbiamo sondato i bergamaschi con una serie di sondaggi.
Sondaggi su argomenti socio-economici: che risposta hanno avuto?
Molto buona direi: in tutto 2800 risposte. Su Bergamonews, dove si chiedevano interventi articolati i commenti sono stati 500; sull’Eco dove invece si sono proposti sondaggi con risposte multiple definite, abbiamo avuto 2.000 scelte, mentre i riscontri arrivati dai nostri associati sono stati 300.
Cosa l’ha colpita delle risposte ricevute?
Innanzitutto la gran voglia di esprimersi su argomenti non sempre popolari, in alcuni casi anche la preparazione su determinate tematiche, come la scuola, e poi due situazioni che ritengo maturate negli ultimi anni in modo definitivo.
E cioè?
La prima è la sensibilità ambientale: assodata praticamente al 100 per cento. Un  buon habitat non è più ritenuto un lusso, lo si deve costruire o preservare anche in situazioni di crisi. Ed è, per i bergamaschi la tecnologia il fattore che può o potrà coniugare lo sviluppo all’ambiente.
E la seconda?
Il concetto di flessibilità, e devo dire che ha stupito anche me: la gente chiede controlli, attenzione agli abusi, ma non chiede di eliminare la flessibilità.
Continuerete in questa direzione?
Certo, proprio oggi parte il nuovo portale di Confindustra Bergamo, interattivo, aperto, con un’attenzione ai social network. E’ il modo migliore di coinvolgere il territorio che, appunto rappresenta la nostra unica forza per trovare soluzioni alla crisi.
Lei parla di collaborazioni a tutto tondo col territorio, ma c’è stata nei giorni scorsi una polemica con la Camera di commercio di Bergamo, innescata da alcune su frasi.
Quello che ho detto e che peraltro è contenuto nella mia relazione odierna non è per niente una polemica. Noi collaboriamo bene con la Camera di commercio, abbiamo affrontato e risolto il dossier Assist, stiamo lavorando a Servitec, in sintonia.
E allora?
Allora la nostra proposta, che forse è stata letta in modo troppo critico e che abbiamo già portato all’interno degli organi camerali, è quella di imbastire, pensare, realizzare un piano di medio periodo, un progetto che disegni le strategie del territorio. Io voglio dare alla Camera di commercio un ruolo di cabina di regia, un ruolo fondamentale, tutt’altro che marginale. Questa mi sembra una richiesta alta e importante, indispensabile per i motivi che ho descritto poco fa: la necesità di fare da soli, noi e le realtà del territorio. 
 
 

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