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Assemblea di confindustria

Giovani troppo precari il patto degli imprenditori fotogallery

Tra le "Responsabilità per crescere" emerge dall'assemblea di Confidustria l'attenzione al lavoro e ai diritti delle nuove generazioni.

"I giovani sono coloro che hanno pagato maggiormente la crisi. Non si può continuare a farli vivere nella precatietà con questi contratti" Gianfelice Rocca. "Occorre fare una riforma delle pensioni, non possiamo far pagare ai giovani questo costo. Serve un patto generazionale per garantire un futuro sereno anche a loro". Emma Marcegaglia. "Bergamo con i suoi giovani è un territorio di risorse inesplorate" Stefano Paleari.
Bastano queste tre frasi per far capire che tra i tasselli colorati – che animano lo sfondo del palco nell’hangar dell’aeroporto di Orio al Serio che ospita l’assemblea generale di Confindustria Bergamo – quello delle future generazioni è quello dalle tinte più accese. E la responsabilità rimarcata nel titolo, "Responsabilità per crescere", guarda soprattutto al futuro.
Ma partiamo dall’inizio, quando il presidente di Confindustria Bergamo, Carlo Mazzoleni apre l’assemblea – la sua terza da presidente – nell’hangar dell’aeroporto. Forse la più partecipata con circa 1.300 persone accreditate, di certo la più attenta al momento economico: per recuperare le spese quest’anno hanno fatto il loro ingresso gli sponsor. C’è la presentazione della giunta che affianca Carlo Mazzoleni, un chiaro segnale e messaggio: quando si fa squadra si vince o si raggiungono traguardi importanti.

Radici e la preoccupazione dell’ambiente
E’ la volta di Miro Radici, padrone di casa come presidente di Sacbo. Snocciola cifre che la dicono lunga su quanto rimane a terra, economicamente, dei voli che decollano da Orio. Ricorda la lungimiranza di Ilario Testa, un imprenditore che fu sempre giovane nello spirito delle sfide. Ma non si ferma qui, tocca il tema dell’ambiente. Scottante e delicato. Una preoccupazione, un pensiero fisso. Radici cita lo scrittore Edoardo Nesi che ha vinto il Premio Strega e confessa un tarlo che lo perseguita da agosto: "La globalizzazione ci è stata venduta come la panacea di tutti i mali. Ma se il processo non viene gestito rischia di travolgerci". Chissà a cosa pensa del suo aeroporto la sera, prima di dormire. Di certo è positivo se pensa alla 25ª ora "quella che in letteratura è considerata l’ora della rinascita, del rinnovamento economico, ma soprattutto etico e morale – afferma Radici -. A testa alta posso affermare che Sacbo si presenta come testimonial della 25ª ora".

La tavola rotonda
Mazzoleni chiama sul palco i protagonisti della tavola rotonda: monsignor Francesco Beschi, il rettore Stefano Paleari, il vicepresidente di Confindustria Gianfelice Rocca, il direttore del Censis Giuseppe Roma ed il presidente dell’Ubi Banca Emilio Zanetti. Il tema è "Responsabilità per crescere". A moderare l’incontro è Dario Di Vico, inviato speciale del Corriere della Sera.
Roma osserva come l’Italia sia cresciuta poco negli ultimi dieci anni, elogia il territorio bergamasco, ma punzecchiato da Di Vico, il direttore del Censis risponde: "In questo Paese non c’è una finanza che scommette sulle imprese, sui giovani, su chi dà valore". 

Il rettore Paleari: "Puntare al meglio, non al di più"
A raccogliere il primo applauso durante il discorso è il rettore Stefano Paleari quando riflette sulla fine di un’epoca e uno stile di fare economia. "Se finora quando stendavamo un bilancio osservavamo quanto abbiamo fatto in più rispetto allo scorso anno – dichiara Paleari – ora siamo chiamati a chiederci che cosa abbiamo di meglio. E’ questa la differenza, dobbiamo ripartire da un nuovo modo di concepire le scelte, perché la società ci anticipa, è più avanti dei suoi dirigenti. Bergamo con i suoi giovani è un territorio di risorse inesplorate". L’hangar rimbomba di applausi.
 
Il vescoco Beschi: "Il senso del lavoro e la ricchezza facile"
Monsignor Beschi affronta un argomento più arduo e complesso: l’arricchimento. Parte da una riflessione sul senso del lavoro per giungere alla denuncia sulla ricchezza facile.
"Se il lavoro nella nostra terra era sempre stato considerato un valore, una realizzazione delle persona – spiega monsignor Beschi – siamo arrivati ad un punto in cui l’arricchimento è diventato l’obiettivo finale. Anzi si è pensato persino di arricchirsi senza lavorare". Sfiora il tema dell’incertezza, dell’inquietudine in cui vivono le famiglie. "La Caritas diocesana l’anno scorso ha avuto il 30% in più di richieste ed il 70% di queste erano di famiglie bergamasche, così pudiche e dignitose – osserva Beschi – segno che la crisi ha toccato nel profondo la nostra società". Il vescovo cita due frasi tratte dalle parabole del Vangelo di Luca. "Occorre guardare avanti con fiducia – ammonisce Beschi – la crescita non è solo merito di una serie di condizioni, ma necessita anche di una spinta spirituale. C’è una frase del Vangelo di Luca che dice ‘Chiunque mette mano all’aratro e poi si volta indietro, non è adatto per il regno dei cieli", una frase che ci spinge alla speranza. Certo occorre far squadra, accogliere le diversità. Ma mi pare di vivere in un tempo nel quale se una proposta viene avanzata da qualcun altro, viene subito svilita, annullata. E qui sembra di rammentare quella frase: ‘Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato e non avete pianto". 

Zanetti: "Ubi Banca, il sostegno al territorio"
Emilio Zanetti difende il ruolo storico della banca del territorio, come Ubi Banca, snocciola numeri e coglie l’occasione della platea di imprenditori per difendere l’istituto di credito da lui presieduto. Pacato e sereno ha dimostrato il coraggio delle scelte e l’assemblea lo ha promosso. 

Rocca: "La flessibilità non deve essere la precarietà per i giovani"
Ad incantare il pubblico presente nell’hangar nord di Orio è Gianfelice Rocca, presidente del Gruppo Techint e vicepresidente di Confindustria con delega all’Education. 
Definire magnetico il suo intervento è poco. La sala era sospesa, rapita dalle sue parole. "Serve uno shock al Paese perché si riprenda la credibilità internazionale. Abbiamo un problema di reputazione. C’è un’emergenza etica" e partono scrosci di applausi. Risponde indirettamente al vescovo Beschi: "Non ho mai sentito un imprenditore dire ‘faccio questa cosa per avere questo profitto’. Mai – spiega Rocca -. L’imprenditore fa le cose per il gusto, per il piacere di farle. E’ una miscela un po’ artistica, difficile da spiegare, ma l’entusiasmo che anima l’imprenditore è la sfida, è il piacere di realizzare un progetto". Rimbombo di applausi. Da un industriale come Rocca non ci si aspetterebbero mai frasi come: "Non possiamo tenere i giovani in questo stato d’incertezza – afferma Rocca – basta con questi contratti a termine. La flessibilità non deve essere precarietà. Proprio i giovani che hanno pagato di più questa crisi". E niente pessimismo. "Abbiamo giovani brillanti, le multinazionali non lasciano l’Italia proprio per le risorse umane che trovano da noi".
Ringrazia Bergamo che lo ha proposto alla guida di Confindustria, anche se ha già declinato l’invito. Sorrisi, applausi e consensi unanimi in sala.

L’ultima parola di Emma: "Pensioni, serve un patto generazionale per i giovani"
La tavola rotonda si scioglie e prende la parola Emma Marcegaglia, presidente nazionale di Confindustria. Sommersa dai flash dei fotografi non manca di rispondere puntuale alla decisione di Fiat di uscire da Confindustria a partire dal prossimo gennaio.
"Siamo un’associazione libera e forte, difendiamo tutte le imprese: dalle piccolissime, alle piccole, alle grandi e grandissime". Tocca il tema della credibiltà, affonda sulle manovre finanziarie del Governo "pesanti per tutte le imprese ed i lavoratori". Ringrazia e saluta Mario Mazzoleni, già presidente di Confindustria Bergamo e Confindustria Lombardia: "che mi ha spronato sempre sul tema dell’innovazione e della ricerca".
Ma è sulle pensioni che Marcegaglia affonda l’artiglio dell’aquila di Confindutria: "Serve una riforma, è necessario un patto generazionale per permettere ai nostri giovani di avere un futuro dignitoso. Non è possibile che in questo Paese si vada in pensione a 58 anni percependo tanto quanto l’ultimo anno di stipendio, quando i nostri giovani andranno in pensione a 70 anni con metà del loro reddito. Siamo onesti e mettiamo mano a questa riforma. Io non faccio politica, ma difendo chi fa impresa e lavora. E noi abbiamo bisogno dei giovani: facciamo un passo di responsabilità". 
E’ ormai buio, sulla pista decollano i voli in continuazione, sulla navetta che porta all’aerostazione imprenditori soddisfatti e pensierosi. Consapevoli delle cose da fare con responsabilità per crescere.

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