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La provocazione

Giovane architetto sfruttato: “Perch?? non pubblichiamo i compensi degli studi?”

La denuncia di un giovane architetto costretto a barcamenarsi tra stage e aperture di partita Iva con il rischio quotidiano di essere lasciato a casa senza paracaduti sociali. Situazione che pu?? essere ampliata ad altre professioni.

Un laureato in architettura denuncia la situazione lavorativa dei giovani architetti costretti a barcamenarsi tra stage e aperture di partita Iva con il rischio quotidiano di essere lasciato a casa senza paracaduti sociali. Una condizione comune con quella di molti altri professionisti e giovani laureati costretti così a programmare con grande difficoltà il proprio futuro.

Alla C.A dell’ordine degli architetti di Bergamo e della redazione di Bergamonews

Sono un laureato in architettura, sì perché neolaureato non mi posso più definire in quanto è un po’ che bazzico per studi della Bergamasca e questi ambienti penso di conoscerli ormai abbastanza bene.
L’iter lavorativo per noi è sempre quello: inizi con uno stage/tirocinio e poi arriva la proposta “indecente” della Partita IVA. Partita Iva che significa paga oraria scandalosa, nessuna garanzia su malattia, ferie non pagate e soprattutto nel caso un giorno il lavoro scarseggiasse, il primo a pagare sei tu! Poi, magari, il tuo posto passa a qualche geometra stagista disposto a lavorare gratuitamente per fare un po’ di esperienza e con la prospettiva di guadagnare qualcosa in più in futuro (no, mi spiace, non succederà o meglio succederà a pochi); lasciato a casa spesso con l’onere delle tasse da pagare dell’anno prima che può essere stato più fortunato di quello che stai passando.
Capisco il momento critico per tutti, aziende, architetti, studi associati, ma trovo comunque sbagliato che chi fa un lavoro dipendente sia trattato da imprenditore, senza avere però il supporto economico di questi, spesso sfruttato da studi che in verità la crisi la cavalcano per fare prezzi di collaborazione sempre più bassi e dettare tempi e giornate di lavoro sulla base delle proprie comodità.
Alla luce di questo, chiedo che ci sia più chiarezza per questo genere di situazioni e che sia l’ordine professionale a dettare le condizioni per far crescere una professione, che spesso diventa passione, in maniera seria e soprattutto leale per chi dà e per chi offre.
Si potrebbero ad esempio pubblicare i nomi degli studi professionali con la retribuzione che questi offrono ai loro collaboratori e che tipo di contratto a questi è offerto e per quali lavori è stata offerta la collaborazione.
Questa più che una proposta, può essere vista come una provocazione; ce ne saranno altre migliori e sicuramente l’Ordine ha molte idee a riguardo; se così fosse chiedo che ci sia data una risposta a questo argomento.
Chiedo che il lavoro di un giovane architetto diventi qualcosa di gratificante e non solamente un galleggiamento che porta a poco se non a disinnamoramento e voglia di cambiare.

Certo di una risposta porgo distinti saluti.

Un giovane architetto
 

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