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Le bandiere palestinesi non sventolano a Gerusalemme Est

Pubblichiamo il resoconto di Frate Riccardo Ceriani, saronnese che da anni è “in servizio” a Gerusalemme. Presto Fra Riccardo attiverà un blog per Varesenews affrontando i temi di una zona da sempre “calda”

Pubblichiamo il resoconto di Frate Riccardo Ceriani, saronnese che da anni è “in servizio” a Gerusalemme. Presto Fra Riccardo attiverà un blog per Varesenews. Questo primo intervento è un assaggio dei temi di cui si occuperà da una zona da sempre “calda”: il testo è stato scritto tra sabato e domenica, quando AbuMazen ha chiesto ufficialmente all’Onu il riconoscimento dello stato Palestinese

Le bandiere palestinesi non sventolano a Gerusalemme Est. Mentre il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese Abu Mazen sta tenendo il suo più atteso discorso all’Onu (a seguito della richiesta della Palestina ad essere riconosciuta come stato) in piazza a Gerusalemme Est c’è poca gente. Quaranta persone, una ventina di giornalisti e cameramen, più una decina di stranieri, che come me vogliono essere testimoni delle reazioni dei cittadini della capitale in pectore in questo annunciato momento storico. A differenza delle grandi città della Cisgiordania come Ramallah e Betlemme, i palestinesi di Gerusalemme non sono scesi in piazza. Siamo alla Porta di Damasco unico e naturale luogo di incontro e di raduno della popolazione palestinese di Gerusalemme. Ma non esclusivo: da qui passano gli ebrei ultraortodossi di Mea Shearim per recarsi al Muro Occidentale (Kotel Maariv, meglio conosciuto all’estero col nome di Muro del Pianto). E continuano a passare anche stasera, ignari e indisturbati, osservati da un esiguo numero di forze dell’ordine che non li amano.

Se avessero letto i giornali degli altri e visto le televisioni che non hanno (gli “haredim” costituiscono una comunità separata e chiusa) forse prudenzialmente avrebbero scelto un altro ingresso per la città vecchia. E invece, nella loro ignoranza hanno avuto ragione: tutto è normale o quasi in un giorno, in un luogo e in un’ora che non avrebbero dovuto esserlo. Mezz’ora prima dell’inizio del discorso di Abu Mazen l’unica agitazione è quella delle troupe televisive, con le telecamere fisse puntate verso la piazza dove avrebbe dovuto essere montato un maxischermo. Ma il maxischermo non c’è, e nemmeno la gente che lo doveva guardare. Allora smontano gli studi che avevano allestito e se ne vanno. Rimane qualche giornalista, qualche cameraman con la telecamera a spalla e alcuni fotografi. Viene invece allestito un minischermo nella piazza antistante, di fianco al ristorante Al Ayed, che mette a disposizione le sedie. La comodità si paga con l’affumicatura da kebab, visto che il vento spinge il fumo proprio in quella direzione. Un applauso all’ingresso di Abu Mazen, un altro quando il Presidente si commuove citando Arafat e per il resto il discorso viene seguito in silenzio con attenzione.

A un certo punto quattro donne – non tre, non cinque- urlano alcuni slogan e tutti i cameramen vi si protendono come mosche al miele. Alla fine ancora applausi; poi un capofamiglia arringa i presenti con un’autorevolezza che gli viene riconosciuta e insieme ad altri tre capifamiglia e ad un rappresentante religioso musulmano molto noto scendono alla porta col loro seguito, mettendosi in posa per i fotografi mentre le donne ripetono gli slogan. I giornalisti si sguinzagliano in giro per raccogliere le opinioni della poca gente locale presente e dalle risposte mi rammarico che nessuno abbia posto l’unica domanda che andava fatta: dove sono gli altri? Dove sono i palestinesi di Gerusalemme? Perché non sono scesi in piazza come i loro connazionali di Ramallah e di Betlemme?

C’è un problema ulteriore nella questione palestinese, un problema di politica interna, che per ora i media internazionali non rappresentano perché non lo capiscono, e quindi non lo vedono anche quando è così palese. Mentre su tutti gli schermi del mondo sventolano le bandiere palestinesi delle piazze della Cisgiordania, alla porta di Damasco rimane solo la cenere fredda della grigliata di kebab

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