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New york

l’agenzia S&P declassa il debito italiano

La fiducia dell’agenzia nei confronti dell'Italia è diminuita, così come la stessa agenzia aveva fatto nei confronti degli Stati Uniti negando la “tripla A” al debito americano

Standard & Poor’s ha tagliato il rating italiano portandolo da "A+/A-1" ad "A/A-1", con outlook negativo. Si tratta del giudizio che l’agenzia statunitense ha dato alla capacità della nostra nazione di ripagare il debito pubblico.
Da questa notte la fiducia dell’agenzia (terza al mondo in ordine di importanza) nei confronti del nostro paese è diminuita, così come la stessa agenzia aveva fatto nei confronti degli Stati Uniti negando la “tripla A” al debito americano.
Un giudizio che si rifà ad una serie di analisi economico-finanziarie sui conti del nostro paese ma che contiene anche una valutazione di tipo politico: Standard & Poor’s segnala in una nota i timori per le «deboli prospettive» di crescita economica in un Paese governato da una «fragile coalizione».
Anche le misure anti crisi varate in Italia, secondo l’agenzia, “riusciranno probabilmente a fare ben poco per rilanciare le performance di crescita (…) e una crescita economica più debole probabilmente limiterà l’efficacia del programma di consolidamento del bilancio in Italia».
La reazione del premier è netta, Berlusconi parla di «valutazioni che appaiono viziate da considerazioni politiche, più che dalla realtà dei fatti». Il presidente rivendica che il governo ha «sempre ottenuto la fiducia dal Parlamento, dimostrando così la solidità della propria maggioranza», ma ammette che servono provvedimenti per la crescita e che il Governo li sta già «predisponendo».

Il giudizio dell’agenzia di rating è importante perché si tratta di valutazioni molto seguite dal mercato, che in base a queste analisi decide dove indirizzare i propri investimenti. Non a caso il listino di Milano ha aperto in calo dell‘1,3% salvo poi rialzarsi e tornare in area positivo nelle successive contrattazioni.
La notizia del declassamento è arrivata quasi a sorpresa dopo che un’altra agenzia, Moody’s, aveva rinviato di un mese la diffusione del proprio giudizio.

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