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La scomparsa

Addio a Walter Bonatti, l’alpinismo italiano perde una leggenda

Si ?? spento all'et?? di 81 anni a Roma l'alpinista nato a Bergamo nel 1930. Tante imprese e la polemica per la spedizione sul K2 nel 1954, quando aveva solo 24 anni.

Il grande alpinista, giornalista e scrittore Walter Bonatti, nato a Bergamo, si è spento improvvisamente ieri sera a Roma a 81 anni. A darne notizia è l’editore Baldini Castoldi Dalai riferendo che la salma sarà trasportata a Lecco dove sabato e domenica 17 e 18 settembre sarà allestita la camera ardente. Molti i messaggi di cordoglio per la scomparsa di Bonatti tra cui quelli dei presidenti di Camera e Senato. Cordoglio anche del presidente della Regione Lombardia e del Cai di Bergamo.
Nato a Bergamo nel 1930
, imparò velocemente il mestiere di guida alpina e nel 1949 si fece conoscere con le scalate storiche come la Detassis nelle Dolomiti e la Cassin sulla parete nord delle Grandes Jorasses (sperone Walker) compiuta con l’amico Andrea Oggioni, che morì durante una scalata sul gruppo del Bianco, e ancora sulla parete nord-ovest del Pizzo Badile. Nel 1951 nella salita sulla parete est del Grand Capucin nel Gruppo del Bianco, fu il primo a portare sulle Alpi Occidentali le tecniche di scalata estrema sviluppate sulle Dolomiti. Nel 1955 il Petit Dru (crollato nel 2005) sempre sul Bianco: Bonatti si inventò un pendolo realizzato annodando tutto il materiale che aveva in possesso.
Imprese sempre più difficili, dalle Ande al Karakorum.  Nel 1961 fu uno dei soli quattro superstiti di una tragica scalata del Pilone Centrale del Freney (Gruppo del Bianco), cima inviolata e rimasta tale per appena 100 metri a causa del maltempo. A 33 anni scalò la Grandes Jorasses in invernale e nel 1965 concluse la sua carriera alpinista compiendo l’ultima grande impresa aprendo una via nuova in solitaria invernale sulla parete nord del Cervino, impresa che gli varrà la Medaglia d’oro della Presidenza della Repubblica.
Ma il nome del bergamasco Walter Bonatti è legato ad una tanto criticata scalata del K2. Era il 1954, la spedizione italiana era guidata da Ardito Desio, che sarebbe poi arrivato con  Achille Compagnoni e Lino Lacedelli sulla cima del K2. Bonatti, all’epoca 24enne, era il più giovane della spedizione. Il giorno prima che Lacedelli e Compagnoni raggiungessero la vetta, Bonatti dovette scendere al settimo campo per recuperare le bombole d’ossigeno. Ma mentre risaliva insieme ad Amir Mahdi, alpinista pachistano del popolo Hunza, verso il nono campo, quello allestito da Compagnoni e Lacedelli, non riuscì a raggiungerli perchè il campo era più in alto rispetto al previsto. Ci furono poi testimonianze circostanti rispetto a quella vicenda.
Bonatti e Mahdi non riuscirono a raggiungere Compagnoni e Lacedelli con il buio della notte. E dovettero affrontare la notte con temperature di 50 gradi sotto lo zero, senza tenda, sacco a pelo o altro mezzo di difesa contro il gelo. Quando riuscirono a tornare al campo otto, più in basso, Mahdi perse diverse dita. Accusato di non aver fornito l’ossigeno a Compagnoni e Lacedelli, querelò e vinse una causa per diffamazione, fino alla completa riabilitazione solo negli ultimi anni.
Bonatti poté raccontare la sua versione dei fatti solo nel 1961, con la pubblicazione del suo libro ‘Le mie montagne’, poiché aveva firmato un contratto che gli vietava di rilasciare interviste rispetto a quella spedizione. Nel 2004 l’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi conferì a Bonatti il titolo di Cavaliere di Gran Croce, ma quando si recò alla cerimonia scoprì che era stato premiato insieme a Compagnoni. Offeso, Bonatti restituì l’onorificenza. Non rifiutò però il riconoscimento di Ufficiale della Legion d’onore francese.

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