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La denuncia

“Quel gasdotto distrugger?? le vigne del moscato” fotogallery

I titolari dell'azienda agricola Savoldi di Scanzorosciate annunciano ricorso al Tar del Lazio per bloccare il gasdotto dell'Italgen di Villa di Serio.

Il moscato di Scanzo è uno dei vini più pregiati d’Italia, dal 1993 è Doc (Denominazione di origine controllata) e dal 2009 è stato riconosciuto Docg (Denominazione di origine controllata garantita). Si produce in soli 31 ettari nel comune di Scanzorosciate da vitigni autoctoni. Una parte di questi 31 ettari ora rischia di essere sacrificata per far posto a un gasdotto lungo una quarantina di chilometri che attraverserà 21 Comuni bergamaschi partendo da Casaletto di Sopra, nel Cremonese, per arrivare ai piedi della Val Seriana e fermarsi a Villa di Serio. Il gasdotto alimenterà la nuova centrale termoelettrica di Italgen Spa (della Italcementi Group) che sorgerà sulle ceneri dell’attuale complesso di via Kennedy, avviato nel 1954, ma che è spento da ormai due anni.
Per realizzare il percorso del gasdotto verranno sacrificati i vigneti di quattro delle 22 aziende che costituiscono il Consorzio del Moscato di Scanzo e in particolare verranno probabilmente espiantati anche alcuni vigneti degli Anni Ottanta selezionati dall’Università degli Studi di Milano quali campi di omologazione clonale. Sul piede di guerra c’è l’Azienda agricola Savoldi, una delle più antiche cantine del moscato, che se fosse realizzata l’opera vedrebbe danneggiata una parte della proprietà con possibile espianto, come parrebbe dai dati di percorso disponibili, anche di vigneti modello di moscato di Scanzo degli anni ’80 selezionati dall’Università di Milano e da cui vengono ricavate le barbatelle per l’impianto di nuovi vigneti.
"Se si realizzasse il gasdotto così come è stato progettato – afferma l’avvocato Paolo Savoldi, legale dell’omonima azienda agricola – si potrebbero ipotizzare gravissimi e irreversibili danni. Si tratta, infatti, di un’opera assolutamente invasiva del territorio da un punto di vista ambientale, paesaggistico e che potrebbe presentare notevoli criticità di carattere idrogeologico”.
Il titolare dell’Azienda Savoldi, Marcello Savoldi, aggiunge che: “per realizzare il gasdotto è previsto uno scavo di 5 metri per 1,5 metri circa, ma con un’area di lavoro che comprende una fascia di almeno 21 metri per tutta la lunghezza del percorso. Una vera e propria ferita che segnerebbe l’ambiente ed il paesaggio considerato oltretutto che sono previsti in località Valbona muri di contenimento in gabbioni. Si consideri anche che la Valle di Valbona è un’area valutata a rischio idrogeologico e uno scavo di tale genere potrebbe favorire il rischio di frane con danni enormi e costituirebbe un rischio anche per la casa colonica del ‘700, che attualmente ospita un agriturismo e l’adiacente dimora storica pure risalente al XVIII secolo”.
Contrari alla realizzazione del gasdotto si erano già espressi il Consorzio di Tutela del Moscato di Scanzo, la Coldiretti, la Comunità Montana ed il WWF. Ma nella Gazzetta Ufficiale del 9 giugno scorso la società Italgen Spa ha pubblicato l’autorizzazione interministeriale alla realizzazione dell’ampliamento della centrale termoelettrica di Villa di Serio a seguito di una valutazione di impatto ambientale favorevole.
“Paradossalmente l’autorizzazione interministeriale alla realizzazione dell’ampliamento con riconversione della centrale termoelettrica di Villa di Serio – spiega l’avvocato Paolo Savoldi – impone di realizzare, solo ora, e solo nei pressi della vicina località Celinate, le indagini idrogeologiche, quando presumibilmente risulterà ben difficile modificare il percorso del gasdotto. Una procedura alquanto discutibile senza considerare che era stato costituito, su proposta di Italgen, un tavolo tecnico per svolgere previamente le indagini idrogeologiche di dettaglio anche in località Valbona a cui l’impresa Italgen non ha a tutt’oggi dato alcun seguito”.
La battaglia è ormai certa e si svolgerà nel pieno della vendemmia quando a fine settembre verrà depositato, probabilmente anche da numerosi altri soggetti interessati, ricorso al competente Tar del Lazio per fermare il gasdotto.
“Ci siamo chiesti più volte – concludono i cugini Savoldi – se nel tracciare questo percorso sia stato sufficientemente considerato il danno ad una valle di assoluto pregio che dovrebbe costituire un patrimonio paesaggistico da preservare nell’ambito della provincia di Bergamo”.

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