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La promessa

Uniacque, il nuovo presidente: “Non prender?? il massimo stipendio”

Gianni D'Aloia: "I 231 mila euro per il Cda sono il tetto massimo previsto dalla legge. Altra cosa sono le cifre che verranno applicate. Non ho intenzione di prendere il massimo".

Il giorno dopo l’elezione a presidente di Uniacque l’avvocato Gianni D’Aloia non vorrebbe scendere troppo nel merito della prima e rovente polemica, ovvero sugli adeguamenti degli stipendi del Consiglio d’Amministrazione approvati dall’assemblea dei soci: da un tetto massimo di 141 mila al nuovo tetto di 231 mila. Però Gianni D’Aloia, politico navigato che già in passato si era occupato dell’Amnu (l’azienda che prima della Bas gestiva rifiuti e servizio idrico a Bergamo), qualcosa dice, alla vigilia di un periodo che chiederà parecchio impegno agli amministratori di Uniacque. "Un conto è il tetto massimo delle indennità fissato dal Consiglio d’Amministrazione, un’altro conto sono le reali indennità che il Consiglio di Amministrazione deciderà di applicare". E fin qui nulla di nuovo, dato che anche il vecchio Cda applicava una cifra parecchio inferiore al suo tetto massimo. "Io posso solo dire – aggiunge D’Aloia – che per quanto riguarda il presidente, ovvero me stesso, le somme necessarie al funzionamento del Cda saranno inferiori a quelle previste dall’assmeblea dei soci". Ovvero, presidente, ha già guardato quale sarebbe il tetto massimo per la sua singola indennità? "No, credo che sarò negli uffici di Uniacque da domani mattina (venerdì 29 luglio) o dalla prossima settimana. Comunque non prenderò il massimo, questo posso garantirlo. Mi risulta inoltre che un appunto in merito sia arrivato anche dall’ex presidente".
Già, Alessandro Longaretti, ex sindaco di Montello, primo bergamasco a guidare Uniacque, che commenta: "Secondo me le reali indennità che recepiva il mio Consiglio d’Amministrazione non sono affatto paragonabili al tetto massimo fissato ieri sera dall’assemblea dei soci per il nuovo Cda. Intendo dire che sono due parametri che non possono essere confrontati. Un conto è il tetto massimo aggiornato e fissato dalle leggi finanziarie per il Consiglio d’Amministrazione di cinque componenti. Un altro conto sono quei 60 mila euro che erano destinati a due dei nostri cinque consiglieri d’amministrazione, dato che tre su cinque erano già amministratori pubblici in altre sedi e non potevano prendere alcuna indennità da Uniacque. E così era anche per il sottoscritto. Ancora oggi chiunque è già amministratore in altre realtà non può prendere indennità in qualità di consigliere di Uniacque". Ed è il caso, ad esempio, di Alberto Piccioli Cappelli, il consigliere provinciale leghista entrato nella squadra di Uniacque.

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