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Il dibattimento

Processo alla ‘ndrangheta lombarda con traduzioni dal dialetto calabrese

Nuove udienze del processo "Infinito" dopo l'inchiesta dell'antimafia che nel 2010 aveva portato a 300 arresti tra la Lombardia e la Calabria. Interverr?? anche il prefetto di Pavia.

La studentessa bergamasca Federica Ghisleni, laureanda in legge, prosegue per Bergamonews nel suo racconto sulle udienze del processo "Infinito", dopo l’omonima inchiesta dell’Antimafia che nel 2010 aveva portato a 300 ordinanze di custodia cautelare in carcere tra la Lombardia e Reggio Calabria.

di Federica Ghisleni

E’ il primo maxi processo alla ‘ndrangheta "radicata", secondo l’accusa, sul territorio Lombardo. E il giudice decide di acquisire molte intercettazioni telefoniche disposte dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria. Un traduttore dovrà darsi da fare con il dialetto calabrese. Lo ha deciso il tribunale nella settima udienza del processo "Infinito", svoltasi il 21 luglio.
In aula presente come sempre Pino Neri, agli arresti domiciliari per motivi di salute, seduto accanto al difensore di fiducia, l’ avvocato Roberto Rallo; dietro alle sbarre compare il volto di Carlo Antonio Chiriaco, ex direttore dell’Asl di Pavia ora detenuto con l’accusa di aver favorito dall’esterno l’associazione mafiosa, dell’imprenditore Ivano Perego e del carabiniere Michele Berlingieri, imputato per concorso esterno in associazione mafiosa.
In apertura il Tribunale si occupa della questione relativa a Roberto Lucchini, detenuto presso il carcere di Voghera e in sciopero della fame da circa un mese per denunciare le condizioni “inadeguate e inumane” in cui versano i detenuti all’interno del carcere a causa dell’eccessivo sovraffollamento. Le sue condizioni di salute sono apparse davvero critiche alla commissione medica dell’amministrazione penitenziaria che, pertanto, non ne ha consentito la traduzione in aula. I difensori di Lucchini avranno la possibilità di esercitare la difesa nella prossima udienza del 23 settembre.
Successivamente il Presidente del Tribunale Maria Luisa Balzarotti ha proceduto alla lettura dell’ordinanza con la quale il Tribunale si è pronunciato sulle numerose eccezioni sollevate dai difensori degli imputati nell’udienza del 19 luglio, svolta nell’aula bunker numero 2 di via Ucelli di Nemi nel quartiere Ponte Lambro.
La questione più importante verteva intorno alla richiesta avanzata dal Pubblico Ministero Alessandra Dolci di acquisire tra le prove una serie di trascrizioni di intercettazioni in gran parte contenute nell’ordinanza della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria denominata “Il Crimine” ma non segnalate all’attenzione dei difensori nell’udienza stralcio del 13 settembre 2010.
Le difese avevano eccepito all’unanimità sul punto, criticando tale scelta del PM come una precisa strategia processuale volta a limitare il diritto di difesa degli imputati; secondo i legali, infatti, il deposito tardivo di tali trascrizioni non consentirebbe alle difese di studiare un’adeguata strategia difensiva; va comunque segnalato che, tali intercettazioni, erano di fatto già rintracciabili nelle varie ordinanze di custodia cautelare e perciò a disposizione di tutti gli imputati.
Il Tribunale ha respinto tale eccezione dando parere positivo all’acquisizione nel dibattimento di tutte le prove segnalate dalle difese e dal PM; contestualmente è stato incaricato un perito affinché vengano trascritte tali intercettazioni: dovrà svolgere il suo compito entro il termine del 19 settembre e per farlo si avvarrà della consulenza di un esperto per tradurre dal dialetto calabrese.
Respinta anche la richiesta dell’avvocato Oliviero Mazza, difensore di Chiriaco, di ottenere il sequestro probatorio degli atti della commissione d’inchiesta disposta dal prefetto di Pavia Ferdinando Buffoni sull’Asl pavese, il quale ha dichiarato il 30 marzo scorso: “la Commissione d’indagine all’Asl di Pavia era stata nominata al fine di accertare l’eventuale esistenza di collegamenti con la criminalità organizzata degli amministratori ovvero forme di condizionamento o di irregolarità dei servizi. Proprio in questi giorni la Commissione mi ha consegnato una corposa relazione, che sottoporrò ora all’esame del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica e poi invierò al ministero dell’Interno con le mie valutazioni”; secondo un’anticipazione fornita dal prefetto le conclusioni sono “oltremodo rassicuranti”.
Per questo motivo l’avvocato Mazza, ritenendo tale relazione una prova a discarico del suo assistito, ne ha chiesto copia al prefetto ottenendo risposta negativa, poiché le conclusioni della Commissione d’inchiesta sono state vincolate dal segreto di Stato.
Secondo il Tribunale, tuttavia, la richiesta della difesa Chiriaco è stata “intempestiva” e pertanto è stata respinta; il Presidente Balzarotti ha anche aggiunto che i contenuti della relazione d’inchiesta potranno essere richiesti direttamente al prefetto, che risulta iscritto nella lista dei testimoni depositata dall’avvocato Mazza. Contro l’acquisizione di tale documentazione si era pronunciato anche l’avvocato rappresentante del ministero dell’Interno che aveva giudicato tale richiesta non pertinente con l’accusa mossa nei confronti dell’ex direttore dell’Asl pavese.
In conclusione il Pubblico Ministero Alessandra Dolci ha comunicato che nell’udienza del 23 settembre, la prima dopo la sospensione estiva, verranno sentiti come testimoni tre componenti del Nucleo Operativo dei Carabinieri di Monza.

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