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Le indiscrezioni

L’Atalanta e la tentazione di un patteggiamento per la A

Ribadire l'assoluta estraneit?? agli illeciti sportivi e scaricare ogni responsabilit?? sui giocatori significherebbe garantirsi la A con una minima penalizzazione.

Società e calciatori deferiti sempre più a disagio, da una parte e dall’altra. Le indiscrezioni sono sempre più insistenti e vogliono un’Atalanta tentata da un patteggiamento con la commissione disciplinare, per poter giocare in serie A e soprattutto iniziare il massimo campionato con una penalizzazione limitata, contenuta e più che accettabile. Ma è il prezzo del patteggiamento che spaventa: scaricare Cristiano Doni, il capitano di tutti i tempi, la bandiera inossidabile, e il collega Thomas Manfredini, addossare a loro e solo a loro ogni responsabilità della situazione spiacevole in cui la società si trova impantanata. Battere questa strada per togliersi di dosso quasi del tutto l’accusa, o meglio l’ipotesi (che per i tifosi è sempre difficile da digerire e capire) della responsabilità oggettiva.
Il 26 luglio, o meglio l’arrivo della lista dei deferiti del procuratore federale Stefano Palazzi, è stato uno spartiacque. Uno spartiacque che ha fatto capire all’Atalanta che si può restare tutti sulla stessa barca, facendo scudo e proteggendo al limite del possibile il proprio capitano, i propri giocatori; oppure si possono prendere strade diverse.
Tanto più se si prendono i verbali e si leggono le parole del personaggio che, fin dall’inizio di questa vicenda, è stato dipinto da tutti come “colui che tiene in mano il destino dell’Atalanta”, ovvero Nicola Santoni, il preparatore dei portieri del Ravenna (da portiere ottenne un tempo anche una convocazione in nazionale) e grande amico di Cristiano Doni.
Il procuratore federale gli crede poco, soprattutto quando sostiene di aver consegnato “trentamila euro a Gianfranco Parlato solo per pagare l’informazione” sulla combine Atalanta-Piacenza. E gli crede ancora meno quando sostiene di aver ottenuto i soldi da “due miei amici, non tesserati, dei quali ritengo di non dover dare i nomi per riservatezza”. Ma non è finita, visto che lo stesso Santoni ha dichiarato di aver voluto “far credere a Parlato che Doni era coinvolto, per responsabilizzarlo ancora di più sulla bontà dell’informazione”. Il tutto mentre lo stesso Parlato allunga l’ombra di un coinvolgimento non tanto di Doni, quanto della stessa Atalanta “che aveva manifestato interesse per un risultato in suo favore”.
Uno spettro che la società deve allontanare in ogni modo, sapendo però che la posizione di Doni, Manfredini e anche di Santoni (o dell’ex amico Santoni come l’ha definito il capitano), è davvero difficile. La tentazione di smuovere le acque c’è, percorrerla non è facile, e la società presta un orecchio anche alla tifoseria.

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