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La lettera

“Desolante e decadente: la stazione chiede un sussulto di dignit??”

Un lettore di Bergamonews, Angilberto Bianchi, sconsolato descrive il suo "viaggio" alla stazione di Bergamo.

Un lettore di Bergamonews, Angilberto Bianchi, sconsolato descrive il suo "viaggio" alla stazione di Bergamo.

Sabato scorso ho accompagnato mia moglie alle Cliniche Gavazzeni di Bergamo per degli esami e, visto le tempistiche, ho voluto fare un giro alla stazione dei treni. Ho cosi imboccato da via Gavazzeni quel corridoio che conduce sotto i binari. L’inizio è stato subito da depressione, enormi erbacce cresciute da tempo ai lati e nell’area del posteggio per le biciclette, facevano bella mostra. Sono salito così sulla prima pensilina scoperta che divide il 6° e il 7° binario, mi sono guardato intorno; uno spettacolo desolante e decadente. Erbacce alte più di un metro e ½ nei binari e fra le pensiline e a perdita d’occhio, davano prova di incuranza incredibile unite a sporcizia onnipresente, barattoli, bottiglie, sacchetti, cartacce ecc.
Mio padre lavorava in stazione ed era capo-squadra deviatori, negli anni 60 ero ancora un ragazzino e spesso andavo a trovarlo in stazione mentre lavorava e mi diceva che a tempo perso dava incarico ai deviatori di tenere in ordine i giardini (allora c’erano pure i giardini alla stazione presso i binari Ovest) e di togliere erbacce e quant’altro dagli scambi allora azionati a mano, e dai binari. Mi ricordo perfettamente la dignità della stazione con treni antiquati ma puliti e così i binari e le pensiline.
Proseguo così il mio giro su altre pensiline dove sono presenti monitor traballanti e dove non si riesce a capire nulla. Orologi guasti, le erbacce superano il marciapiede della pensilina e chi scende dal treno la prima cosa che vede sono proprio loro.
Arriva un treno da Brescia sul binario 4 Est, lo chiamano così e altro non è che un binario morto che si ferma in mezzo agli altri prima delle pensiline, contornato da 2 marciapiedi tanto stretti da dover guardare dove metti i piedi per non cadere sul binario a fianco. Scendono alcune persone fra le quali un gruppo di turisti che si guardano intorno, praticamente scaricati in mezzo ad un fascio di binari senza indicazioni, imboccano una passerella e passano dall’altra parte attraversando binari, dove non si dovrebbe, per andare direttamente in stazione. Non voglio parlare dell’edificio della stazione tanto inadeguato e fatiscente, so che dovranno ristrutturarlo e non voglio affondare il coltello nel burro.
Sento l’altoparlante che annuncia “Stazione di Bergamo”. Bergamo, una città fre le più ricche d’Italia con la sua provincia sempre fra le più ricche, in una regione fra le più ricche d’Europa. Un vergogna per Bergamo e per chi arriva nel suo porto ferroviario. Mi è venuto un groppo alla gola e me ne sono andato via.
Molto tristemente ma francamente vorrei dire al sindaco che ci rappresenta e che rappresenta questa città, che se fossi al suo posto non dormirei la notte pensando a questa stazione di questa mia città ora anche a vocazione turistico/culturale. Non voglio sentirmi dire che tutto questo non è di sua competenza, dovrebbe fare il diavolo a quattro insieme a tutti i politici bergamaschi, provincia compresa, perché qualcuno competente si dia da fare per ridare decenza ad un luogo che per nessun motivo dovrebbe ricordare una stazione di un campo di concentramento della seconda guerra mondiale.
Spesso vado all’estero dove pure c’è la crisi ma di tanta incuria e desolazione non ho riscontro sia a ovest che a est dell’Europa. In Germania ho visto addirittura pulire i cartelli stradali con acqua e sapone… Non so voi, ma io fuori dall’Italia vedo tutto più in ordine, più pulito, più nuovo più avveniristico e sicuro.
E’ una brutta realtà questa che assieme a tante altre conferma il declino in atto di questo Paese.
Mi fermo, ringrazio i lettori e spero in un loro sussulto di indignazione che abbia un seguito, soprattutto nei giovani che usano i treni perché non si rassegnino ad una situazione che seppur pare essere senza sbocchi, senza ritorno e senza futuro, e dimostrino la loro indignazione rumorosamente come facevamo noi ai nostri tempi!

Angilberto Bianchi

 

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